Il Papa sulle dimissioni: «La porta è aperta, decide il Signore». E alla politica chiede «responsabilità»

30 Lug 2022 12:07 - di Luciana Delli Colli
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L’Ucraina, che resta nei suoi pensieri. E poi il Kazakistan, che «è un viaggio tranquillo», e il Congo, programmato con con l’arcivescovo di Canterbury e con il vescovo della Chiesa di Scozia per il prossimo anno. Di ritorno dal «pellegrinaggio penitenziale» in Canada, nel tradizionale colloquio con la stampa in aereo, il Papa ha parlato diffusamente dei viaggi che dovrebbe e vorrebbe affrontare, manifestando però le sue preoccupazioni rispetto ai dolori al ginocchio e alla possibilità effettiva di muoversi. Un argomento che ha portato con sé anche una nuova riflessione sull’eventualità delle dimissioni, le quali attengono a ciò che «il Signore dice», ha ribadito il Pontefice che, sollecitato dai giornalisti, ha anche lanciato un appello ai politici affinché affrontino la campagna elettorale con «responsabilità civica».

Bergoglio ribadisce: «Vorrei andare in Ucraina»

«Ho detto che in Ucraina vorrei andare. Vediamo adesso che cosa trovo quando arrivo a casa», ha spiegato Bergoglio, parlando poi delle altre missioni in programma. «Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba che cosa dice», ha chiarito, spiegando che rispetto ai problemi al ginocchio che lo costringono spesso in sedia a rotelle «l’intervento chirurgico non va, nel mio caso. I medici dicono di sì, ma c’è tutto il problema dell’anestesia, io ho subito dieci mesi fa più di sei ore di anestesia e ancora ci sono tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia». «Io cercherò di continuare a fare dei viaggi ed essere vicino alla gente perché credo che la vicinanza sia un modo di servire», ha aggiunto, precisando però che «non credo che io possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima».

Il Papa sulle dimissioni: «La porta è aperta, decide il Signore»

«Credo – ha chiarito – che alla mia età e con questa limitazione devo risparmiare un po’ di energie per poter servire la Chiesa. Poi, posso anche pensare alla possibilità di farmi da parte: questa, con tutta onestà, non è una catastrofe, si può cambiare papa, non c’è problema. Ma credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi». Dunque, le dimissioni restano «una delle opzioni», una «porta aperta», sebbene «fino a oggi non ho pensato a questa possibilità». «Ma ciò non vuol dire che dopodomani non ci pensi. Questo viaggio – ha precisato il Pontefice parlando del Canada – è stato un test. Non si possono compiere viaggi in questo stato. La porta è aperta. Questo è vero».

L’appello ai politici in vista del voto: «Serve responsabilità civica»

Bergoglio, quindi, come già fatto in precedenza, ha spiegato di affidarsi alla volontà di Dio. «Quello che il Signore dice. Il Signore può dire dimettiti. E il Signore che comanda», ha detto, citando poi Sant’Ignazio e spiegando che «questo è il modo religioso di vivere di un gesuita: stare nel discernimento spirituale per prendere delle decisioni, per scegliere una via di lavoro, di impegno pure. Il discernimento è la chiave nella vocazione del gesuita». Ma rispondo alle domande dei giornalisti Bergoglio, che in occasione del rientro in Italia ha inviato un telegramma a Mattarella formulando per lui e «per la cara nazione italiana, fervidi auspici di serenità e prosperità», ha anche rivolto un appello ai politici in vista delle elezioni. «Serve responsabilità civica», ha detto il Papa.

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