Dal ’94 il centrodestra vince e va a casa, il Pd perde e governa. E continuano a chiamarla democrazia

26 Lug 2022 17:20 - di Valerio Falerni
centrodestra

D’accordo, gli esami non finiscono mai, soprattutto in politica. A patto però che valga per tutti e non solo per il centrodestra, l’unico schieramento sottoposto a periodico stress-test con il dichiarato obiettivo di saggiarne l’affidabilità democratica, quando dovrebbe essere il solo ad esserne esentato per avere, in tal senso, già dato. È una storia vecchia. Nel ’94 Berlusconi vince le elezioni, ma lo disarciona dopo sei mesi il “patto delle sardine” stipulato nottetempo da D’Alema, Buttiglione e Bossi. Fuori il Cavaliere e dentro Lamberto Dini, fino a quel momento suo ministro del Tesoro. Semplice avvicendamento? Non proprio: più esatto definirlo un mezzo golpe ordito da Oscar Luigi Scalfaro attraverso la promessa a Bossi che non avrebbe sciolto le Camere. Promessa mantenuta.

Ma è sempre il centrodestra sotto esame

E con profitto: il tempo accordato consente infatti alla sinistra di trovare in Romano Prodi il suo “papa straniero“. In compenso, lo schieramento berlusconiano perde lo stesso Dini, confluito a sinistra, e la Lega. La rivincita arriva nel 2001 e sarà l’unica volta che il centrodestra completerà la legislatura. Ma quanta fatica. Tanto è vero che il suo destino alle elezioni del 2006 sembra segnato. Invece le perde per soli 24mila voti e solo dopo un’entusiasmante rimonta che s’interrompe di colpo in Campania, precisamente nei seggi compresi tra le province di Napoli e Caserta. Una circostanza che a parti invertite avrebbe fatto fremere di indignazione professionisti e dilettanti dell’antimafia. Non così il centrodestra, che si limita a togliere il disturbo.

Dal 2011 mai un governo espressione dei cittadini

Altro giro, altra corsa. Nel 2008 arriva una nuova riscossa, vanificata però nel giro di tre anni dal combinato disposto tra bunga-bunga e spread. Si ripete la scena del ’94 con Mario Monti al posto di Dini, mentre a Berlusconi tocca ancora la parte di quello che deve sloggiare. Il resto è storia recente: governi tecnici o pseudopolitici, nessuno dei quali può ostentare lo stigma della unzione popolare. Non a caso è il Pd a farla da padrone. Morale: da noi chi vince le elezioni e va a casa, chi le perde va al governo. Strano, no? In più, come se non bastasse, lo stress-test dell’affidabilità si fa al primo e non al secondo. Basta e avanza per capire perché la democrazia all’italiana piace solo alla sinistra e al Pd.

Commenti

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  • Biagio 27 Luglio 2022

    La falsa democrazia e il partico unico.
    Come al solito gli italiani voteranno e le lobby e corporazioni li addomesticheranno a propria immagine e necessità. Un grande palcoscenico dove dal Presidente, a scendere, tutti allineati ……
    In nome del bene del paese, i pochi soggiocano i molti. Lento e inesorabile la scomparsa dell’Italia e degli italici per fare spazio ad una moltitudine di etnie senza identità e tradizioni.
    Una classe dirigente attirata e mossa solamente da Dio denaro.

  • LUCIANO LEONE 27 Luglio 2022

    Purtroppo il “sistema” è dominato dal presidente della repubblica, che sceglie come presidente del consiglio chi gli pare; da poteri forti, che manovrano sia apertamente sia dietro le quinte (UE, USA, finanza, Bergoglio); da alcuni “magistrati rossi”.
    Inoltre ci sono sempre deputati e senatori disponibili a tradire il mandato degli elettori per schierarsi con i comunisti.
    Se non basta, i comunisti ricorrono ai disordini di piazza, che mezzi di comunicazione incensano come se esprimessero valori democratici (magari un estintore tirato contro i Carabinieri).