Cucù il “campo largo” non c’è più. Al Pd non resta che riesumare il solito revival antifascista

21 Lug 2022 10:21 - di Valerio Falerni
campo largo

Non resta che l’appello contro «le destre». Così, al plurale, in modo da sprigionare quell’effetto branco che sui delicati stomaci del ceto medio riflessivo domiciliato nelle ztl non manca di fare la sua porca figura. Già, non resta che l’appello contro i soliti “brutti, sporchi e cattivi” per tenere accesa la fiammella del campo largo. Per tempo abbiamo scritto che sarebbe toccato a Enrico Letta pagare il conto più salato della crisi aperta dai 5Stelle. E i fatti ci stanno dando ragione. Leggere, per rendersene conto, l’intervista rilasciata al Giornale dall’ex-capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci. Che parla sì di campo largo, ma immaginandolo senza Conte, sostituito nel ruolo di alleato da non meglio identificate «forze liberali ed europeiste» pronte a «proseguire l’agenda Draghi».

L’ex-capogruppo Marcucci: «Nessun campo largo con Conte»

Facile a dirsi, un po’ meno a farsi dal momento che gli esponenti di matrice diessina sognano piuttosto la fantasmagorica «agenda sociale» nel nome della quale Conte ha aperto la crisi. Senza per questo dimenticare che il M5S ha ancora percentuali a due cifre mentre i cespugli evocati da Marcucci galleggiano intorno al 5 per cento. Basta e avanza per capire che la navigazione di Letta s’annuncia tutt’altro che tranquilla. Da ieri il suo progetto di campo largo è una moneta senza corso legale. Buona da collezionare, ma non per comprarci il pane. È il primo a saperlo. Per questo sarà interessante seguirne le mosse.

Letta bandirà la crociata «per battere le destre»

Tanto più che la sincope fatale della legislatura ha azzerato ogni velleità di modifica della legge elettorale. E quella che c’è – il Rosatellum – prevede ancora un 34 per cento di seggi assegnati con sistema maggioritario su base uninominale. Vuol dire che in quei collegi vincerà chi riuscirà ad allearsi. Potranno ancora farlo Letta e Conte dopo la fine ingloriosa del governo Draghi per mano grillina? Tutto è possibile, certo, specie quando la sinistra sente puzza di sconfitta. Ma è altrettanto vero che neanche potranno far finta di niente. E qui entra in gioco l’effetto branco sprigionato dalle «destre» da battere, anzi da abbattere. Armiamoci perciò di santa pazienza e prepariamoci ad assistere al solito revival antifascista a reti unificate. È quello, del resto, l’unico campo largo a disposizione di Letta.

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