Conte si butta a sinistra e punta all’asse con Speranza: “Pd arrogante, i progressisti siamo noi”

24 Lug 2022 10:43 - di Carlo Marini
Conte, Speranza, sinistra

“Il Pd è arrogante. I progressisti siamo noi”, dice il leader del M5S Giuseppe Conte, intervistato da ‘La Stampa, schierandosi ancora più esplicitamente a sinistra. Per il presidente pentastellato l’accusa di tradimento “è un’infamia” ma “non mi fa male. Credo piuttosto – dice – che sia la spia di un certo modo di fare politica che non è il mio. Come Movimento siamo sempre stati lineari e coerenti”.

Il leader M5s rifiuta le accuse di tradimento

Conte nega di aver affossato il governo Draghi: “Il primo colpo di questa crisi l’ha sparato chi ha inserito nel decreto sugli aiuti una norma sull’inceneritore di Roma sapendo perfettamente di mettere due dita negli occhi al Movimento e di attaccare le nostre battaglie decennali per l’ambiente, la transizione energetica e l’economia circolare”. E a chi gli fa notare che il “campo largo” non esiste più, risponde: “L’ho sempre detto. Non si può pensare di definire con arroganza un perimetro di gioco e stabilire arbitrariamente chi vi è ammesso. Ho sempre invitato a considerare la necessità di misurarsi con l’agenda sociale e ambientale che serve all’Italia. E da lì non mi muovo”.

“Tocca al Pd decidere che cosa fare. Ovvio che se i dem cercano una svolta moderata che possa accogliere anche l’agenda di Calenda noi non ci possiamo stare”, insiste Conte. E a proposito del dialogo con Speranza e Articolo 1 l’ex premier osserva: “Con loro c’è genuina consonanza di cose da fare”.

Conte e la sinistra: “C’è consonanza con Speranza e Articolo 1”

Sul terzo mandato “c’è la disponibilità di tutti di fare la cosa più giusta per il Movimento”, dice il leader M5s, tornando sulle parole di Beppe Grillo, che ieri è tornato a blindare la regola dei due mandati riducendo al lumicino le chance di una deroga per i big. “Quella del doppio mandato è stata una intuizione straordinaria. La politica non deve pensare all’autoconservazione altrimenti si rischia di trovare un ministro degli Esteri che invece di pensare alla guerra si dedica anima e corpo a garantirsi una carriera politica”, rimarca il leader M5S, che aggiunge: “Le persone che sono rimaste nel Movimento mi hanno assicurato anche in queste ore che sono pronte a lavorare con noi comunque vada”.

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