Con i sintomi del Covid, ma negativi al tampone: i medici spiegano cosa sta succedendo

16 Lug 2022 15:44 - di Agnese Russo
sintomi tampone

I sintomi sono compatibili con il Covid, ma il tampone è negativo, salvo poi positivizzarsi quando ormai i sintomi stanno sparendo. In queste settimane di nuova ondata sta succedendo a diversi italiani, tanto che ormai il fenomeno è finito anche all’attenzione della comunità scientifica, che lancia un avvertimento sui rischi che si possono annidare in questo «scarto temporale», che può «incrinare ulteriormente il già fragile sistema di contenimento dei contagi».

I medici si interrogano sullo scarto tra sintomi e tampone positivo

La questione è finita al centro di un approfondimento di “Dottore, ma è vero che…?”, il sito di divulgazione scientifica della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. «Che questo ritardo (tra emersione dei sintomi e riscontro della positività, ndr) sia reale e non solo una suggestione sembra ormai certo, ma allo stesso tempo restano parecchie incertezze sulle cause», si legge sul sito che chiarisce come «diversi ricercatori in tutto il mondo stanno studiando l’argomento».

Il comportamento del nostro sistema immunitario

Le ipotesi più accreditate allo stato attuale sono tre. La prima «è legata al comportamento del nostro sistema immunitario: si pensa che i sintomi precedano il risultato positivo ai test perché oggi il sistema immunitario si attiva molto più velocemente contro il virus». In sostanza, «con la maggior parte della popolazione vaccinata o già esposta al virus, la reazione immunitaria avviene più rapidamente e può portare a casi in cui si hanno sintomi, ma non si risulta positivi a un test antigenico, perché la carica virale non è ancora sufficiente rispetto alla sensibilità del test». «Contro questa ipotesi, tuttavia – si legge ancora su Dottore, ma è vero che…? – c’è l’evidenza che anche persone che incontrano per la prima volta il virus manifestano comunque il ritardo nella positività dei tamponi».

L’ipotesi di un minore accumulo di virus nel naso

Una seconda ipotesi riguarda «la diversa dinamica con cui le più recenti varianti di Covid (Omicron e le sue sottovarianti) circolano nell’organismo». «Alcuni studi, infatti – spiega il sito degli Ordini dei medici – hanno rilevato un minore accumulo delle particelle virali nelle cellule del naso, rendendo più probabili i falsi negativi perché durante il prelievo con tampone non si raccoglie una quantità sufficiente per risultare positivi al test». Altri studi ancora, poi, «hanno anche scoperto che Omicron può, in alcune persone, essere rilevato in bocca o in gola prima che nelle narici». C’è poi il tema dei sintomi: essendo meno specifici che in passato, è più facile che traggano in inganno e che siano dovuti ad altro, «con solo una successiva infezione da coronavirus che viene poi rilevata con la ripetizione dei test».

Un diverso modo di fare il tampone per il Covid

Infine, una terza possibilità è che «il ritardo sia il riflesso di come è cambiato nel tempo il modo in cui il tampone nasale viene eseguito. Il maggior ricorso ai tamponi fai-da-te, infatti, può incidere sulla qualità del risultato: molte persone – si legge nell’articolo – non raccolgono con particolare cura né in grande profondità il materiale biologico nel naso, determinando una frequenza più alta dei falsi negativi».

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