Verona, l’appello del vescovo Zenti: «Il voto tenga conto di chi dice sì alla famiglia e no al gender»

20 Giu 2022 11:06 - di Redazione
Zenti

Spetta «ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia». Questo appena letta è solo un passo della lettera inviata dal vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, ai confratelli della diocesi. Un passo destinato ad accendere il confronto politico in una città attesa da un ballottaggio che per la prima vola dopo anni potrebbe incoronare sindaco un esponente della sinistra. Responsabilità anche del centrodestra, presentatosi all’appuntamento diviso in due tronconi: da una parte il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto da FdI e Lega; dall’altro Flavio Tosi, appoggiato da Forza Italia e civiche.

Lettera di monsignor Zenti ai confratelli della Diocesi

Al ballottaggio è arrivato il primo, che ora spera nel sostegno del rivale nonostante ne abbia rifiutato l’offerta di apparentamento formale e ufficiale. Partita dunque aperta, apertissima. Nella quale cade ora la lettera di monsignor Zenti che, ad onor del vero, cita come «cristiani» anche temi più cari alla sinistra come «l’accoglienza dello straniero». Ma è innegabile che quelli che arroventeranno il dibattito a Verona sono quelli, già citati, del «gender», dell’«aborto» e della «eutanasia». Il dovere verso i cittadini, spiega il prelato, «non è schierarsi per partiti o persone, ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana».

Prove di intesa tra Sboarina e Tosi

Sono queste, ha proseguito Zenti, le «frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa». Staremo a vedere. Al momento, l’attenzione dei cittadini è tutta concentrata sulle mosse dei due protagonisti del ballottaggio. E su quelle di Tosi, vero arbitro della vittoria. Il forzista ha già fatto endorsement in favore di Sboarina. Che ha raccolto il gesto distensivo rilanciando la proposta di un accordo politico-programmatico in luogo dell’apparentamento formale, bollato come «alchimia sgradita ai cittadini». Non a torto, visto che l’ufficializzazione dell’alleanza avrebbe portato ad una redistribuzione dei seggi in favore della sinistra anche in caso di vittoria di Sboarina.

 

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