M5S, primo round ai Cinque Stelle al Tribunale di Napoli. Ma ora è possibile il reclamo

15 Giu 2022 17:49 - di Paolo Lami

Valuta di proporre reclamo di fronte a un collegio – “oggi sono stato impegnato fino a tardi in un altro processo, leggerò le motivazioni dell’ordinanza e valuteremo insieme ai miei assistiti l’opportunità” – l’avvocato Lorenzo Borrè, legale dei ricorrenti M5S di Napoli, commentando la decisione del giudice monocratico partenopeo che ha rigettato il ricorso presentato dagli attivisti contro lo Statuto e la leadership di Giuseppe Conte reduce da una batosta elettorale senza precedenti.

Ma cosa contestava Borrè per conto dei suoi assistiti?

Nel mirino del legale romano, anch’egli iscritto all’M5S, c’erano alcune delibere, ritenute “macroscopicamente illegittime e frutto di una concezione della gestione del potere che ha in spregio i più elementari principi democratici”, che calpestavano “i diritti degli associati”, contravvenendo alle “regole statutarie” e ignorando la “trasparenza dei processi decisionali”.

In particolare sotto contestazione era finita la delibera dell’11 marzo scorso con la quale era stata convocata quel giorno l’assemblea da Vito Crimi che, a parere di Borrè, non ne aveva il potere così “come non l’avevano Giuseppe Conte e Paola Taverna”. All’assemblea aveva partecipato meno del 40 per cento degli iscritti M5S.

Altra contestazione portata da Borrè all’attenzione del Tribunale partenopeo  riguardava la violazione del principio di uguaglianza e di parità dei diritti degli associati con riguardo all’elettorato passivo per le cariche interne, “diritto concesso dalle nuove norme solo per cooptazione e solo a quegli associati” eletti ed ex-eletti nelle istituzioni: “in sintesi – osserva Borrè – alla piccola Casta interna.

Per giustificare quello che Borrè definisce, senza mezzi termini, “orwellismo”, i vertici M5S citano  “l’avvenuta iscrizione al registro dei partiti politici da parte della Commissione di Garanzia e trasparenza degli statuti che avrebbe “approvato lo statuto del MoVimento non sollevando alcuna perplessità”.

Ma, contraddice Borrè, “l’approvazione è avvenuta – unico caso nell’antologia delle delibere di approvazioni – con una spaccatura della Commissione (3 a favore e 2 contrari)”.

Non solo. “Il Presidente della Commissione”, il magistrato della Corte dei Conti, Amedeo Federici, “(uno dei tre votanti a favore), intervistato da un giornalista (del Secolo d’Italia, ndr) sul come sia stato possibile ritenere compatibile lo Statuto del M5s con le Linee guida della Commissione, improntate al principio di possibilità di accesso alle cariche statutarie da parte di tutti gli associati, ha declinato ogni spiegazione sul punto”.

Oggi al Secolo è arrivata dalla speciale Commissione la copia, richiesta con istanza di accesso civico, del verbale della seduta. E la questione si fa ancora più interessante.

Nel suo ricorso Borrè parlava di “discriminazioni tra associati di “serie A” e associati di “serie B” che non erano previste dalla versione precedente dello statuto”.

Secondo il legale romano vi era “vizi radicali che minano specificamente la validità dell’”assemblea” del 27 e del 28 marzo 2022.

Ma la questione più delicata segnalata da Borrè riguardava l’illegittimità dell’elezione di Giuseppe Conte.

Quella del Tribunale di Napoli “è un’ordinanza molto ben motivata e articolata, sicuramente tocca tutti i punti nevralgici del ricorso e dà piene ragioni alle tesi del Movimento“, dice all’Adnkronos l’avvocato Francesco Cardarelli, uno dei legali che ha assistito il M5S e Giuseppe Conte, commentando il rigetto del ricorso presentato dagli attivisti partenopei contro il nuovo statuto e il voto che ha incoronato l’ex-premier presidente del Movimento.

“E’ sicuramente” una vittoria di Conte, “visto che il ricorso è stato respinto, sia pure in sede cautelare. Colpisce l’articolazione dei ragionamenti. Dalla convocazione dell’assemblea alla non rilevanza del regolamento alla sostanziale democraticità delle regole previste nel nuovo statuto: il Tribunale ci ha dato ragione”. Dunque, osserva l’avvocato Cardarelli, il nuovo statuto “rispetta le regole di democrazia interna”.

A breve si potrebbe giocare il secondo tempo della partita. Se Borrè decidesse di proporre reclamo si andrebbe di fronte ad un collegio anziché davanti a un giudice monocratico.

Uno scenario che preoccupa non poco l’M5S. L’ultima volta che è accaduto, alcuni mesi fa, i Cinque Stelle hanno perso rovinosamente contro Borrè. Ed hanno dovuto rimettere mano allo Statuto. Che è stato nuovamente impugnato.

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