Enrico Vanzina: “C’era un pregiudizio ideologico sui miei film”. E ricorda le parole di Spielberg

3 Giu 2022 10:51 - di Angelica Orlandi
Enrico Vanzina

All’inizio ci trattarono molto bene, poi il nostro successo ci attirò un pregiudizio ideologico“. Un passaggio significativo della  lunga e bella intervista di Enrico Vanzina rilasciata al Corriere della Sera fa riflettere su quanto la sinistra l’abbia fatta pagare a chi commetteva il “delitto” di avere un successo vasto e popolare. Il regista, scrittore e sceneggiatore parla di critica. Si sa che laa critica che nel cinema soprattutto ha pesato nei suoi giudizi è stata quella dini sinistra. Vanzina si racconta a tutto tondo, ricordando episodi inediti e sfiziosi con i grandi del cinema italiano. Non senza rammentare quanto senta la mancanza di suo fratello Carlo, scomparso nel 2018. Indiscussi protagonisti della commedia all’italiana degli ultimi 45 anni, figli di un mostro sacro come Steno (Stefano Vanzina).

Enrico Vanzina: “Il pregiudizio ideologico della critica”

I critici spesso storcevano il naso, si legge in una delle domande finali. Enrico Vanzina ammette candidamente: «All’inizio ci trattarono molto bene, poi il nostro successo ci attirò un pregiudizio ideologico. Abbiamo raccontato gli anni Ottanta come nessuno, l’epoca di Craxi, della Thatcher, di Berlusconi con le sue tv, ci accusavano di essere i loro cantori. Invece prendevamo in giro un certo mondo, la Milano da bere di Yuppies e la Roma cafona di Vacanze di Natale . Adesso c’è la fase del culto esagerato, terrificante… di buono c’è che spesso ti permette di non pagare al bar». Una risposta che la dice lunga. E’ vero, qualunque film uscisse dall’inventiva di Enrico e Carlo Vanzina – dai  “cinepanettoni” in poi – sembrava che dovessero pagare il fio di non essere impegnati o sufficientemente “intelligenti” per l’intellighenzia di sinistra. Avere successo era un peccato.

“Spielberg temeva i nostri film…”

In realtà, Enrico Vanzina spiega il sottofondo di critica sociale contenuto in molte pellicole. Che solo chi non voleva vedere – i radical chic- non vedevano. Ridere dei nostri tic era un “peccato”. Anche guadagnare era un “peccato”, nonostante gli incassero fossero manna per la nostra industria cinematografica. I loro film erano una garanzia. «Ho calcolato che i nostri film, nel complesso, hanno fatto guadagnare sei o settecento milioni di euro, non a noi eh – racconta Enrico Vanzina -.  Una volta Richard Fox della Warner, con cui nel 2002 abbiamo fatto La Mandrakata , mi riferì quello che gli aveva detto Steven Spielberg: “In Italia mai fare uscire un film insieme a quello dei Vanzina”. Avrei voluto correre a genuflettermi davanti a lui».

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