Crisi del grano, Draghi: «Rischiamo la catastrofe umanitaria. Bisogna sbloccare i porti»

9 Giu 2022 13:08 - di Luciana Delli Colli
grano porti

La priorità resta quella di sbloccare i porti. La crisi del grano è centrale fra i temi della ministeriale Ocse in corso a Parigi, durante la quale anche Mario Draghi ha rilanciato l’allarme sul fatto che «le interruzioni nelle catene di fornitura, in particolare del grano, hanno spinto i prezzi al rialzo, e rischiano di provocare una catastrofe umanitaria».

Draghi: «Dare a Zelensky rassicurazioni sulla sicurezza dei porti»

«Il G7 e l’Ue hanno dato prova di notevole unità nel sostenere l’Ucraina e nel mettere pressione su Mosca perché cessino le ostilità e i negoziati riprendano», ha aggiunto Draghi, sottolineando che «dobbiamo sbloccare i milioni di tonnellate» di derrate alimentari, a partire dal grano, che «sono bloccate» nei porti dell’Ucraina «a causa del conflitto». «Gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite sono un passo significativo, purtroppo gli unici. Dobbiamo offrire al presidente Volodymyr Zelensky – ha aggiunto il premier italiano – le assicurazioni necessarie, che i porti non verranno attaccati. E dobbiamo continuare a sostenere i Paesi importatori, come sta facendo l’Ue».

I russi chiedono che l’Ucraina smini i porti

Ieri, al termine del vertice con il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, ad Ankara, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che Mosca è pronta a dare il via libera all’esportazione del grano, a patto che l’Ucraina smini i porti. «Non approfitteremo di questa situazione nell’interesse dell’operazione militare speciale in corso», sono state le parole di Lavrov, sostanzialmente ribadite anche oggi. «Spero che gli ucraini si rendano conto che non c’è alternativa, e smetteranno ancora una volta di cercare una via d’uscita nelle richieste all’Occidente tese ad armarsi fino ai denti» per «agire contro la flotta russa nel Mar Nero», ha detto Lavrov, lodando invece l’impegno diplomatico di Ankara.

Kiev non si fida: «Ci attaccheranno»

Le rassicurazioni di Mosca, che per altro nega che la crisi alimentare globale sia causata dal conflitto, però, non hanno affatto convinto Kiev, che si è detta certa che «se smineremo i porti come chiede la Russia, le forze russe ne approfitteranno per attaccare». Dunque, da qui la necessità che a fornire quelle garanzie siano Paesi terzi.

Mosca nega che la crisi alimentare sia provocata dalla guerra

La Russia, con Lavrov, sostiene che «la quota di questo grano ucraino in questione è inferiore all’1% della produzione globale di grano e altri cereali». Il Wto, a sua volta intervenuto sulla vicenda, riferisce che l’Ucraina produce il 42% dell’olio di girasole, il 16% del mais, il 10% dell’orzo e il 9% del grano venduti nel mondo. È stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, Ngozi Okonjo-Iweala, a sottolineare oggi, in un’intervista alla Bbc, che la questione dello sblocco dei porti diventa sempre più urgente, anche alla luce delle sue potenziali conseguenze a lungo termine.

L’allarme del Wto: «Agire subito o crisi durerà a lungo»

«Se non saremo in grado ora di far uscire i cereali dall’Ucraina, e in luglio sta arrivando il raccolto con una simile quantità da sprecare, vedremo che questa cosa ci sarà per il prossimo paio di anni», ha affermato Okonjo-Iweala, sottolineando come l’Africa sarà particolarmente colpita, anche perché importa fertilizzanti dal Mar Nero.

Zelensky: «Milioni di persone potrebbero morire di fame»

Sulla crisi del grano, lo stesso Zelensky oggi, in un discorso alla tv, ha «parlato di milioni di persone che potrebbero morire di fame a causa del blocco russo dei porti ucraini del Mar Nero». Il mondo, ha detto, è sull’orlo di una «terribile crisi alimentare», rivendicando che l’anno scorso le esportazioni di grano dell’Ucraina hanno portato cibo a 400 milioni di persone in tutto il mondo e rilanciando le accuse alla Russia di rubare il loro grano.

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