Petrocelli non lascia e raddoppia polemiche e caos con un tweet: “No all’invio di armi. Sfiduciare Draghi”

8 Mag 2022 12:13 - di Chiara Volpi
Petrocelli

Il presidente della commissione Esteri del Senato, il pentastellato Vito Petrocelli, non molla la presa. E neppure la poltrona. Anzi, dall’alto della carica che insiste a ricoprire nonostante le ripetute sollecitazioni a dimettersi. E malgrado le dimissioni di massa degli altri componenti della commissione e le diserzioni degli stessi colleghi di partito, in un tweet il grillino barricadero sentenzia: «L’unica scelta politica vera è fermare l’invio di tutte le armi e togliere la fiducia a Draghi. Tutto il resto sono chiacchiere e propaganda elettorale. Perché tutti i partiti hanno votato la delega in bianco per armare l’Ucraina fino a dicembre 2022».

Petrocelli, lungi dal mollare poltrona e carica, torna a fare il barricadero

Petrocelli torna alla carica. Sordo a qualunque appello alla ragionevolezza istituzionale e alla resa in commissione. E non solo il suo silenzio rimarca quel «Non mi dimetto perché sento di rappresentare la nostra Costituzione», rilanciato in un’intervista all’Agi di due giorni fa. Ma rende vano il tentativo dei 20 membri della Commissione Esteri del Senato, in pressing per la destituzione e sostituzione del presidente. E malgrado, a questo punto – come ricorda l’Adnkronos tra gli altri – con le dimissioni “ufficializzate”, la presidenza del Senato e la Giunta per il regolamento potrebbero “motivare” lo scioglimento della commissione, prendendo atto dell’impossibilità di poter continuare a svolgere i suoi compiti.

Il tweet del grillino contestato invoca la sfiducia al premier

Così, a quel punto, i gruppi parlamentari sarebbero autorizzati a procedere alla nomina di un nuovo presidente, Petrocelli non solo non lascia. Ma raddoppia. Sia la portata delle rimostranze che il carico delle polemiche intestine a una commissione in ostaggio di un presidente sfiduciato. Tutto in circostanze di emergenza, come quelle in cui l’organismo parlamentare deve lavorare a pieno regime stante una guerra in corso. Ed essere in grado di affrontare le delicate questioni che quotidianamente vanno risolte. Una realtà in cui piomba a sproposito l‘ultimo bellicoso tweet che Petrocelli ha diramato via social. Un altro tassello di quella che è diventata ormai una interminabile questione politica che va anche al di là delle dimissioni del grillino. E che affonda le sue radici negli equivoci, negli scontri, e nelle ambiguità  in corso nella frammentata galassia movimentista.

 

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