Mannheimer: «5Stelle in disarmo, divisi e rissosi. Il campo largo di Letta non ha futuro»

19 Mag 2022 9:17 - di Sara De Vico

Campo largo? Progetto debole senza voti del centro. “Mi sembra che il buco preso oggi in commissione Esteri, sia un altro passo del declino M5s. Divisi, litigiosi. Incapaci di mantenere le promesse elettorali. Abbandonati dall’elettorato che aveva seguito i loro slogan populisti, i 5Stelle continuano a perdere voti. Dando l’evidente impressione di un partito in disarmo. Anche a causa della riduzione del numero dei parlamentari nella prossima legislatura. Che, loro stessi, hanno promosso, voluto e fatto votare”. Implacabile la fotografia scattata da Renato Mannheimer sullo stato di salute dei 5Stelle. A poche ore dalla batosta subìta con l’elezione di Stefania Craxi alla guida delle commissione Esteri del Senato.

Mannheimer: 5Stelle in disarmo, senza futuro

Il passo falso che ha condotto all’elezione di Stefania Craxi, al posto di Ettore Licheri (sostenuto da Pd-M5s e Leu) è un campanello di allarme per il futuro dell’ipotetico  ‘campo largo’ di cui parlano sia Letta che Conte. “Al Pd – premette il sondaggista – conviene continuare l’alleanza con i 5Stelle. In primo luogo perché i 5Stelle restano il partito di maggioranza relativa”.

Inevitabile il tracollo elettorale

“Non so dire, invece, se al Pd conviene legarsi al M5s anche alle elezioni del 2023. Perché in questo modo il Pd rende quasi impossibile l’obiettivo di andarsi e prendere i voti del centro. Ho visto che alle amministrative di giugno, il centro, ovvero Calenda, Più Europa e anche Renzi,  sono sparsi a macchia di leopardo. Un po’ con il centrodestra, un po’ con il centrosinistra”. Un’occasione persa secondo Mannheimer. Soprattutto per Renzi. “Che avrebbe potuto fare da catalizzatore di questa area, che continua a rimanere senza una leadership”.

Il campo largo è morto prima di nascere

“Quindi,  se ci basiamo sulle alleanze che sono state costruite in vista delle amministrative, mi sembra che il cosiddetto ‘campo progressista’ si riduca al Pd e ai 5Stelle (in stato comatoso). Senza l’agognato e auspicato allargamento al centro. Più che un accordo tra pari, è il Pd che si tira dietro un M5s, incapace non solo di esprimere candidati credibili ma, in certi casi, neppure di presentare le liste locali con il proprio simbolo. Non mi pare che alle amministrative questo ‘campo largo’ abbia dato segni di vitalità, né di vita”.

Letta confida di fagocitare i grillini

“In fondo in fondo – conclude il sondaggista – alle prossime elezioni politiche, Letta confida di fagocitare gran parte dell’ex elettorato grillino, orientato a ritirarsi nell’astensionismo. Tuttavia come sappiamo l’elettorato grillino è poliedrico e il suo voto liquido. Visto un po’ è andato alla Meloni o alla Lega. Vedremo alla prova dei fatti se Letta ci avrà visto lungo“.

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