La stampa mainstream osanna il bilaterale Draghi-Biden ma i siti Usa ignorano la visita

11 Mag 2022 12:00 - di Riccardo Angelini
Draghi Biden

Nel bilaterale di ieri a Washington, il Presidente statunitense Joe Biden e il presidente del Consiglio Mario Draghi “hanno riaffermato il forte e ampio partenariato Usa-Italia che si riflette nei legami profondi e duraturi tra il nostro popolo e i nostri paesi, di cui la nostra alleanza attraverso la Nato e la partnership degli Stati Uniti con l’Ue sono componenti fondamentali”. E ancora i due hanno ribadito l’impegno per la pace e “si sono impegnati a lavorare insieme sulle crisi globali, dal COVID-19 ai cambiamenti climatici, nonché a continuare la loro cooperazione su sfide di politica estera condivise, comprese Cina e Libia”. Le note ufficiali della Casa Bianca sull’incontro Draghi-Biden sono scarne, come quelle di Palazzo Chigi. Alleanza più forte, sottolineatura dell’impegno di pace, sanzioni alla Russia. Un copione atteso.

Ma i ricami della stampa mainstream su quel colloquio superano ogni aspettativa. Intendiamoci, la visita è stata importante. Anche per ristabilire un legame tra alleati compromesso dai governi precedenti, compiacenti verso Russia e Cina. Ma da qui a raccontarla come se si trattasse di un episodio degno di essere ricordato nei libri di storia ce ne corre.

Tanto più che, come notava Daniele Capezzone nella sua rassegna stampa mattutina, i siti Usa hanno del tutto ignorato la visita del premier italiano a Washington. A guardarla dall’Italia la dimensione del faccia a faccia assume contorni trionfali.

La Stampa si distingue per un titolo che ricorda la famosa canzone di Jimi Hendrix “Hey Joe”. Per dare l’idea di un’intimità tra i due somigliante a quella tra vecchi amici il giornale titola: Il premier preme per il negoziato.” Joe, ora fermiamo il massacro”. L’attacco non è meno altisonante: “Siedono sotto il ritratto di Abraham Lincoln e Franklin Delano Roosevelt, registi di guerre che la storia ha in qualche modo definito «giuste». Guerre che sono servite a portare la pace, a fermare il massacro razziale o etnico, a creare una nazione facendola sorgere dalle sue divisioni, ad abbattere lo schiavismo in patria o a combattere il nazismo dilagante”. E’ al loro modello, sottolinea Ilario Lombardo, che i due si ispirano…

Di meglio fa Repubblica che titola in prima parlando di “Patto della Casa Bianca” e dipinge Draghi come l’alleato fondamentale in Europa per gli Usa. Il più vicino a Biden. Colui che tiene le chiave “del cor di Federico” come Pier delle Vigne dipinse se stesso a proposito dell’imperatore Federico II. “Il Presidente degli Stati Uniti accoglie Mario Draghi nello Studio Ovale con un sorriso: «Sei un buon amico e un grande alleato»”, racconta Tommaso Ciriaco. mentre Claudio tito dipinge Mario Draghi come l’interprete di un neo-atlantismo che farebbe dell’Italia una nazione ponte: “Proprio la ferma appartenenza atlantica e filo-Usa consente al presidente del Consiglio di affidare all’Italia il ruolo di nazione-ponte. Di concordare con la Casa Bianca le prossime mosse per rinforzare la resistenza ucraina, ma anche di spingere per una tregua. E ovviamente mettere sul piatto della bilancia le esigenze del nostro Paese in termini di indipendenza energetica. Non è un mistero che uno degli argomenti trattati sia stato l’acquisto del gas liquido americano”.

Ai toni enfatici delle principali testate italiane fa da contraltare Il Fatto quotidiano con una vignetta irriverente in cui si dice che finalmente Biden può stringere le mani al nulla. Il giornale di Travaglio dimentica l’entusiasmo con cui Conte accolse l’endorsement in cui Trump lo chiamava “Giuseppi”. Ma la vera notizia è che di tutta questa fatica di editorialisti e vignettisti italiani in territorio americano non importa nulla a nessuno e il viaggio del nostro Draghi è trattato come un fatto di routine e non certo come un evento.

 

Commenti

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  • Adelio Bevagna 11 Maggio 2022

    maaa in che mani siamo.