Gas, il futuro secondo Scaroni (ex-ad Eni ed Enel) è tragico: lo pagheremo 3 volte di più

30 Mag 2022 13:52 - di Roberto Frulli

A sentire Paolo Scaroni, l’ex-amministratore delegato di Eni ed Enel, oggi al servizio della dinastia bancaria dei Rothschild come vicepresidente, il futuro verso cui ci sta portando Draghi e l’Europa di von der Leyen è a dir poco drammatico: non solo ci vorranno almeno due anni per staccarci dalle forniture di gas russo, dunque non prima del 2024, avverte Scaroni in un’intervista a La Verità, ma il prezzo del gas, già folle ora – tanto che milioni di famiglie non riescono più a pagare le bolletteschizzerà alle stelle, arrivando a costare tre volte quello che costa il gas americano.

Oggi il gas americano ci costa già il 50 per cento più del gas russo, si parla, dunque, di aumenti dei prezzi spaventosi, in prospettiva.

E, avverte Scaroni, “le sanzioni non potranno che mantenerli alti”.

“Il consumatore che farà i conti con bollette sempre più care, e avrà meno denaro in tasca per comprare altre cose. Inoltre, le nostre aziende energivore tenderanno a spostarsi in Paesi dove il gas è più a buon mercato”.

L’Italia, dice ancora Scaroni, è più colpita di altri “perché la percentuale di gas nel nostro consumo energetico è più alta che altrove. È vero che ci sono le rinnovabili, ma ci vorrà del tempo prima che siano davvero significative. Solo quando porteremo a zero l’energia elettrica ricavata dal gas, i consumatori potranno tirare un sospiro di sollievo”.

Ma poiché, come si dice, le notizie cattive non arrivano mai da sole, ecco che Paolo Scaroni ci regala altre previsioni molto realistiche per stare sereni nel prossimo futuro.

I capriccetti ambientalisti della svedesina con le treccette che si atteggia a messia di fronte alla quale si sono genuflessi gli euroburocrati e tutta la peggiore sinistra ad iniziare da Letta e Co. ci stanno portando, anche grazie al prestito del Pnrr che dovremo restituire con interessi salatissimi, verso una riconsiderazione del nostro approccio energetico.

E qui entra in gioco la spinosa questione nucleare: “Combattere il riscaldamento globale senza ricorrere al nucleare è sostanzialmente impossibile. – toglie ogni dubbio il deputy chairman di Rothschild ed ex-amministratore delegato di Eni ed Enel. – Certamente è una fonte energetica che va gestita con attenzione, ma non possiamo non utilizzarla“, avverte Scaroni.

“Gli ambientalisti americani sono pro nucleare, in Francia arriveranno otto nuove centrali, nel Regno unito tre, la Finlandia può rinunciare al gas russo – elenca l’ex-Ad di Eni ed Enel – solo perché ha una gigantesca centrale appena inaugurata. Ma sull’Italia – ammette – non sono ottimista. Al momento di scegliere dove piazzare una centrale, si scatenerebbero rivolte popolari. Del resto, siamo il Paese delle assemblee di condominio infinite sulle antenne del 5G”.

“Certamente non siamo pronti a rinunciare al gas russo – dice Scaroni smentendo le fake news propalate da Draghi, Letta, Gentiloni, Borrell e la von der Leyen. – Lo saremo, salvo incidenti di percorso, nel 2024. Pensare di chiudere i rubinetti adesso comporterebbe razionamenti e pesanti cambiamenti del nostro stile di vita“.

Ma anche dal 2024 in poi non sarà, comunque, una passeggiata.

Intanto c’è in ballo una questione etica che la sinistra finge volutamente di dimenticare e minimizza. Riguarda il fatto che alcuni di quei Paesi dove andremo a questuare il gas non sono realmente democratici.

“Il punto è se siano affidabili. Come si dice in questi casi, purtroppo il petrolio e il gas non si trovano in Svizzera. Se entrassimo nell’ottica di commerciare soltanto con Paesi democratici, allora dovremmo anche bloccare le importazioni dalla Cina. Dobbiamo collaborare con i Paesi che il petrolio e il gas ce l’hanno – ribadisce facendo capire che la questione etica della democrazia in Russia è un’ipocrisia, un falso problema – pur sapendo che potrebbero diventare problematici. Il modo migliore per assicurarci le forniture nel breve e medio termine è quello di avere tanti fornitori. Sperando che non diventino inaffidabili tutti insieme”.

L’Africa sarebbe, secondo il vicepresidente Rothschild la sponda ideale per sostituire il gas di Mosca. “Il governo si è attivato per portare in Italia quello estratto in Mozambico, Congo, Algeria (il Parlamento europeo ha adottato un paio di anni fa una risoluzione d’urgenza sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Algeria, ndr) e mi auguro anche in Libia, dove c’è margine per aumentare la produzione”.

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