Feltri: lascio Palazzo Marino, ho un cancro. E dice: saluto romano tutta la vita, è più igienico

3 Mag 2022 8:55 - di Riccardo Angelini
Feltri

Vittorio Feltri lascia il consiglio comunale di Milano, dove è stato eletto neanche un anno fa con Fratelli d’Italia. Nelle ultime ore ha annunciato la sua decisione: lascio per motivi di salute, ho un cancro.

L’annuncio è arrivato durante il programma radiofonico La Zanzara. Al posto di Feltri subentra a Palazzo Marino Enrico Marcora.

Della malattia con cui Feltri combatte il giornalista aveva già parlato quando Fedez aveva rivelato il suo tumore. In quell’occasione Feltri si rivolse all’artista con parole di solidarietà. “Caro Fedez, ho letto dei tuoi problemi di salute, ne sono dispiaciuto e spero si risolvano presto. Sei un giovane di talento, hai una bella famiglia e comprendo il tuo stato d’animo di fronte alla malattia”. E ancora: “Non sono capace di consolarti, caro Fedez, però ti segnalo che io del mio tumore me ne sbatto i coglioni. Brutta frase, ma vera. Finché starò al mondo litigherò con chiunque, perfino col cancro. Dammi retta, non piangere, fai a pugni con la sfiga, avrai ragione tu”.

Feltri ha partecipato anche, alla fine della scorsa settimana, alla conferenza programmatica di FdI, incoraggiando Giorgia Meloni e dicendosi sicuro che alle prossime elezioni FdI sarà il primo partito: «Dobbiamo recuperare dei valori che sono stati dismessi e dimenticati. A noi piace solo la bandiera tricolore, delle altre non ce ne frega niente. Io voglio il tricolore e l’anno prossimo stravincerà».

Feltri non ha certo perso il gusto della provocazione e delle riflessioni controcorrente. Lo dimostra il commento odierno, su Libero, a proposito dei saluti romani che si sono visti al funerale di Assunta Almirante. “Il saluto romano – scrive Feltri – usava ai tempi di Giulio Cesare e dell’imperatore Adriano, un grande, quando la stretta di mano, poco igienica, non era stata inventata. Pertanto se il suddetto saluto è definito romano che cavolo c’entra con il fascismo, che nacque qualche anno dopo rispetto alla gloriosa epoca imperiale? Siamo talmente rimbambiti da attribuire a un gesto storico e classico l’abitudine poi divenuta cara alle camicie nere non si sa bene perché, anche se il duce non ha mai nascosto le sue simpatie per la romanità. In conclusione, la stretta di mano tanto amata e frequente sarebbe da abolire. Non solo poiché favorisce la trasmissione di ogni microbo e impone lavaggi ripetuti. C’è di più: è sgradevole l’umidità trasmessa dalle dita. Saluto romano tutta la vita”. 

 

 

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