Vicenza, minorenne paga il “pizzo” per farsi difendere dai bulli: a processo tre ventenni

11 Apr 2022 9:52 - di Natalia Delfino
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Sono accusati di circonvenzione di incapace in concorso tre ventenni di Marostica, in provincia di Vicenza, che si sarebbero fatti dare migliaia di euro da un minorenne per proteggerlo dai bulli. La vicenda, per la quali i tre sono stati rinviati a giudizio e andranno a processo a luglio, è emersa quando i genitori del ragazzo si sono accorti degli ammanchi dal loro conto in banca: si parla di una cifra non definita, ma che andrebbe dai «20mila ai 100mila euro», secondo i calcoli della Procura di Vicenza. Il tutto nell’arco di un mese.

Il minorenne paga per farsi difendere dai bulli

I fatti, dei quali ha dato conto il Corriere del Veneto, risalgono al 2019 quando l’allora minorenne incontrò i tre ventenni in un locale di Marostica, grazie a un amico comune. Il ragazzino, secondo quanto ricostruito dal pm, si sfogò con i nuovi conoscenti rispetto agli atti di bullismo che subiva dentro e fuori scuola e i tre assunsero, dietro pagamento, il ruolo di “guardie del corpo”, accompagnandolo anche a scuola in macchina. Quando i genitori si sono accorti degli ingenti prelievi dal loro conto, il ragazzo ha confessato quello che stava accadendo e loro hanno sporto denuncia.

L’accusa: è stata «circonvenzione di incapaci»

Secondo l’accusa i tre hanno «abusato dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore», che era «affetto da sofferenza reattiva da accadimenti» per trarne vantaggio economico. I legali dei tre parlano di «accuse assolutamente infondate»: i loro assistiti negano di essersi arricchiti e ammettono di aver ricevuto solo piccole cifre offerte dal 17enne come una sorta di rimborso spese per i loro favori, come quello di accompagnarlo a scuola. Fra gli elementi raccolto dagli investigatori ci sono anche le chat intercorse tra l’allora 17enne e i tre ventenni.

La difesa: «Accuse assolutamente infondate»

«Il mio assistito nega recisamente ogni addebito. Tutti gli aspetti della complessa, coinvolgendo più soggetti, vicenda si chiariranno davanti al giudice», ha detto a La Stampa l’avvocato Chiara Sella, che difende uno dei tre. «Sono convinta – ha aggiunto – che meno il giudice è inquinato da suggestioni esterne rispetto al processo, le cui regole rispondono alla ricerca della verità e non alla pruderie del pubblico, meglio potrà svolgere il suo ruolo a tutela di tutte le parti coinvolte». Al processo il ragazzo e i suoi genitori potranno costituirsi parte civile, chiedendo un risarcimento dei danni.

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