Un 25 aprile di sputi e insulti. Ecco perché è necessario liberare l’Italia dalla “Liberazione”

26 Apr 2022 10:00 - di Lando Chiarini
liberazione

Niente da fare. Il tentativo di innestare la guerra ucraina sul festival antifascista del 25 aprile è clamorosamente fallito. La crisi di rigetto si è rivelata devastante, lambendo persino Mattarella dopo aver travolto Enrico Letta (con annesso Pd), Draghi, Landini, lo storico Miguel Gotor, la Brigata ebraica, le bandiere Nato, i Radicali e i renziani di Italia Viva. La Resistenza ad uso esclusivo dei duri e puri è servita. Ma nessuno vi rifletterà mai abbastanza. Anzi, c’è da scommettere che la gnagnera sulla liberazione dal nazifascismo ricomincerà come prima-più di prima perché a nessuno conviene sollevare il velo dell’ipocrisia dagli eventi di 77 anni fa e inquadrarli come verità esigerebbe. A cominciare proprio dal lemma liberazione: artificioso, retorico e fuorviante.

Il concetto di Liberazione è un falso storico

Innanzitutto perché fu l’Italia a dichiarare guerra, prima alla Gran Bretagna (e alla Francia) poi agli Stati Uniti. Conflitto fra nazioni, dunque. Avesse resistito ai deliri di Hitler, Mussolini sarebbe probabilmente morto nel proprio letto, come Françisco Franco. In secondo luogo perché gli anglo-americani combattevano fianco a fianco con i russi di Stalin, un tiranno che accatastava cadaveri più di quanto non riuscisse all’Imbianchino viennese. Quanto, infine, al verso di Bella ciaoe ho trovato l’invasor»), è il più falso di tutti, essendo i soldati tedeschi sul nostro suolo in qualità di alleati. Diventarono nemici solo dopo il voltafaccia di Badoglio e di Vittorio Emanuele III.

La Resistenza come red-pass in uso ai comunisti

Si tratta di tre dati incontestabili e tuttavia impronunciabili. Ma la verità è più forte della menzogna. E poco importa se per affermarsi è costretta ad avvalersi della violenza dei duri e puri, dei loro insulti e delle loro contestazioni. Già, è proprio la loro ubris a rivelarci il peccato originale del 25 aprile, la sua impossibilità di diventare quel che a chiacchiere tutti vorrebbero che fosse: una vera ricorrenza nazionale, inclusiva e pacificatrice. Ma non può, perché coloro che egemonizzarono militarmente la cosiddetta lotta di liberazione nel biennio di guerra civile sono gli stessi che la tengono sequestrata oggi. E perché, ora come allora, identica è la finalità: spacciare l’antifascismo come red-pass per accedere al salotto buono delle liberal-democrazie.

Il caso italiano

La Resistenza, per i comunisti, è solo questa. Non è un caso che più si riducano di numero e più s’intensifichi la loro pretesa di monopolizzarla. E dire che sono gli stessi che vorrebbero imporre la narrazione secondo cui proprio la liberazione sarebbe l’incipit dell’Italia moderna. Un assurdità: già, pensate e chiedetevi quale nazione civile celebra se stessa a sputi e insulti. Nessuna, tranne la nostra evidentemente. E solo per il timore di rileggere criticamente gli eventi di 80 anni fa. Ai sentieri illuminati dalla verità, la sinistra ex-post e neocomunista  preferisce le scorciatoie oscurate dalla menzogna. Colpire al riparo dell’ombra, si sa, è specialità tutta partigiana.

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