Scontro tra Sallusti e la comunista dei Carc: fa la santarellina ma il suo è un gruppo violento

5 Apr 2022 9:27 - di Riccarco Angelini
Carc Sallusti

“Lei fa parte dei Carc, un’organizzazione indagata per atti violenti, non venga qui a fare la santarellina e a parlarci di pace“. Così Alessandro Sallusti si è scontrato in tv nella trasmissione Non è l’Arena di Massimo Giletti con una dei capi dei Carc, Fabiola D’Alieso che difendeva a spada tratta Putin e l’invasione dell’Ucraina.

Chi sono i Carc: le minacce a Vittorio Feltri

I Carc (Comitati d’appoggio alla resistenza per il comunismo) hanno nel loro mirino da tempo il quotidiano Libero. E lo racconta oggi proprio su quel giornale Renato Farina.  “Noi i Carc – scrive – li conosciamo bene. Libero non aveva ancora compiuto un mese di vita, che i Carc si fecero sentire. Non dovevamo esistere, noi eravamo escrementi. La nostra colpa era stata l’aver condotto un’inchiesta sul permanere e il riorganizzarsi del terrorismo rosso… I Carc si fecero vivi con me, che avevo firmato l’inchiesta, ma soprattutto con Feltri. Inviarono vignette spiritose come l’acido muriatico, in una un forbicione tagliava la lingua a Vittorio Feltri. I Carc erano già stati studiati dalla Commissione stragi, come simpatizzanti per l’ambiente della lotta armata, ci chiamò la Digos, con una certa preoccupazione, finì lì”.

I Carc e la difesa di Putin e dei compagni delle Br

“Essi – prosegue Farina – tornarono nella nostra vita – di Libero intendo – nel 2007. Il ministro dell’Interno Giuliano Amato informò che, grazie all’inchiesta della Digos e al lavoro soprattutto di Ilda Boccassini, erano stati individuati risorgenti gruppi di Brigate Rosse, con una fisionomia diversa dal passato, non più gruppi chiusi e militarizzati, ma un coacervo di vecchi militanti e nuovi antagonisti sensibili al richiamo della foresta rossa. Ne furono arrestati 19. Che c’entra Libero? Amato disse testualmente: «La redazione del quotidiano Libero era stata presa in seria considerazione… c’era l’intenzione di compiere, entro il prossimo aprile, un attentato incendiario con benzina e acido, da versare all’interno della sede di Libero». È a questo punto che i Carc si erigono a portavoce dei 19 giovani brigatisti piromani. Sono la loro body gard ideologica. Diffusero perciò comunicati di geometrica impotenza dove si denunciavano «le forze della repressione» e si esigeva «la libertà per i compagni»”.

I Carc e le minacce al governatore Fontana

Il partito dei Carc è, ancora, lo stesso che minacciò il governatore della Lombardia Attilio Fontana. La presenza di un’esponente di questi gruppi in tv ripropone il tema dei limiti che anche un talk show (dove lo spettacolo dello scontro è ricercato e gradito) dovrebbe rispettare in una fase drammatica come quella che stiamo attraversando. Il diritto di parola, la libertà di espressione: tutto giusto e lecito ma addirittura far difendere Putin da gente che venera le Br e le loro gesta non sarà un po’ esagerato?

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