Altre stragi a Borodyanka. Il sindaco di Mariupol: «I russi usano forni crematori» (video)

7 Apr 2022 8:59 - di Federica Parbuoni
forni crematori

Le persone segregate negli scantinati, il “safari”, come l’ha chiamato il sindaco di Bucha, contro chiunque uscisse in strada, gli stupri, il divieto di soccorrere i feriti e i tentativi di occultare i crimini, anche attraverso, denunciano le autorità ucraine, l’utilizzo di forni crematori mobili. A Borodyanka, cittadina che si trova a una trentina di chilometri da Bucha, e nelle altre città ucraine occupate il racconto degli orrori non cambia poi di molto. A renderlo sono i sopravvissuti, vittime e testimoni delle violenze dei soldati russi.

Il racconto dei cittadini di Borodyanka

«I russi hanno paura e quando sono spaventati diventano cattivi, crudeli, minacciano, uccidono e non hanno rispetto per la vita. Ci hanno impedito di salvare i nostri amici che chiedevano aiuto per giorni da sotto le macerie», ha detto all’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi la sedicenne Victoria Kasmirenko, che parla italiano poiché ogni anno trascorre le vacanze «da una famiglia di amici in Puglia». È lei a confermare che «i soldati russi erano tutti molto giovani. Avevano piazzato il posto di blocco proprio di fronte alla nostra porta, ci parlavamo tutti i giorni. Era chiaro che erano terrorizzati. Giovani reclute che pensavano di dover fare delle esercitazioni militari a Karsoyak, in Bielorussia, e dalla mattina alla sera si sono trovati a combattere qui da noi».

La 16enne Victoria: «I russi ci hanno impedito di salvare i nostri vicini»

«Noi a loro non avevamo fatto nulla. Ma continuavano a minacciarci senza motivo. Mio padre mi teneva chiusa in casa, temeva violenze sessuali, come sappiamo sono capitate qui attorno», ha chiarito, raccontando di come i russi abbiano impedito alla sua famiglia di salvare dei vicini e altre quattro cinque persone rimasti intrappolati in cantina per oltre una settimana dopo il bombardamento del loro palazzo. «Sepolti vivi. Noi siamo corsi fuori, ma i russi non ci hanno lasciato andare. Per oltre una settimana ogni tanto chiamavano, erano disperati, morivano di fame e sete. La morte del topo. Ma i russi non ci hanno mai permesso di aiutarli», ha spiegato Victoria.

La difficile conta dei crimini, dagli stupri agli omicidi

Una dipendente del Municipio, Evjenii, ha raccontato poi che «la violenza non era sistematica. Dipendeva dalla disciplina e dai comandanti. Qui attorno ci sono due villaggi, Drusnia e Zahalzi, sappiamo che là ci sono stati tanti stupri». A Bucha, secondo quanto riferito alla Bbc dalla commissaria per i diritti umani al Parlamento di Kiev, Ludmyla Denisova, ne sarebbero stati accertati 25, contro ragazze tra i 14 e i 24 anni. Ma la conta dei crimini, e dei cadaveri, resta ancora aperta. A Borodyanka sono convinti che le macerie e i campi restituiranno centinaia di vittime. Uno scenario che si attende simile, se non peggiore, dai villaggi non ancora raggiunti dai soccorsi. A Hostomel, 16mila abitanti a meno di 4 chilometri da Bucha, il sindaco facente funzione Taras Dumenko, che sostituisce il primo cittadino eletto ucciso dai russi, ha riferito di 400 suoi concittadini, dei quali 15 bambini, che non si trovano: «Potrebbero essere morti, ma alcuni anche rapiti».

Le denunce ucraine sull’uso dei forni crematori mobili

Sulla conta delle vittime pesa anche il tema del possibile utilizzo dei forni crematori mobili. Le autorità locali e nazionali ucraine ne parlano da tempo. Già più di un mese fa, il 3 marzo, il presidente Volodomyr Zelensky confermò una notizia riferita dal Telegraph, secondo cui la Russia aveva «schierato forni crematori per seguire le sue truppe». Il giornale britannico divulgò anche un video. Allora però si parlava della volontà di Mosca di nascondere i corpi dei propri soldati uccisi, riferita ancora in questi giorni anche dalla vicepremier Irina Vereshchuck. Ma ora le istituzioni ucraine denunciano che quei forni sono stati usati anche per nascondere i crimini commessi. I russi, ha scritto qualche giorno fa su Twitter il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podoliak, «sono stati seguiti da crematori mobili. Perché ne avete bisogno se non credete nella resistenza? Ora lo sappiamo: per nascondere i crimini di guerra».

Il sindaco di Mariupol: «È una nuova Auschwitz»

Una circostanza ribadita ieri anche dal sindaco di Mariupol, Vadim Boychenko, sebbene ad oggi necessiti ancora di essere confermata. «È una nuova Auschwitz, una nuova Majdanek», ha scritto su Telegram, accusando i filorussi locali di essere coinvolti. «Gli assassini – si legge in un comunicato del Comune diffuso su Telegram – stanno coprendo le loro tracce. I crematori mobili russi hanno iniziato a operare a Mariupol. Dopo il genocidio di Bucha che ha avuto risonanza internazionale, la leadership russa ha ordinato la distruzione di qualsiasi prova di crimini da parte del suo esercito a Mariupol».

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