Omofobia, ex ministra e vescovo finlandesi assolti: avevano citato la Bibbia contro i festival Lgbt

31 Mar 2022 16:45 - di Bianca Conte
omofobia

In Finlandia l’ex ministro della Democrazia Cristiana Päivi Räsänen ha dovuto affrontare un processo per “crimini d’odio” (omofobia) per aver criticato le posizioni pro-Lgbt della Chiesa luterana. Insieme a lei alla sbarra è finito anche il vescovo luterano Juhana Pohjola. Oggi a Helsinki il dibattimento si è chiuso: i giudici hanno assolto entrambi da tutte le accuse di «omofobia» che pendevano sulla loro testa. Una tempesta in un bicchier d’acqua, insomma, che ha scatenato una bufera a causa della levata di scudi degli alfieri integralisti del politicamente corretto. Un “dogma” radical chic ormai esteso arbitrariamente a ogni branca della vita. Collegato ad ogni iniziativa personale.

Omofobia, parlamentare e vescovo finlandesi assolti: citare la Bibbia non è incitare all’odio

Ebbene oggi però, con un colpo di spugna, il tribunale finlandese ha spazzato via ipocrisie mediatiche, demonizzazioni civili e l’ira funesta di parte dell’opinione pubblica. Riducendo il caso al solito putiferio aizzato in nome di un giustizialismo in salsa progressista che fa acqua da tutte le parti. E che dimostra come non solo la libertà d’espressione sia a rischio. In questo caso, infatti, che ha abbondantemente oltrepassato i confini nazionali – alimentando un dibattitto animoso e animato – nel mirino è finita anche la libertà di culto. E i rischi che corre…

I fondamentalisti progressisti come l’Inquisizione: al bando tesi, parole e tweet

Al momento la Procura ha bloccato il fervore dei progressisti identitari che volevano mandare al rogo gli imputati “sacrileghi”. Stabilendo che «non spetta al tribunale distrettuale interpretare concetti biblici». E condannando l’accusa a pagare più di 60mila euro di spese legali, dando all’inquisizione che ha messo all’indice pensieri, parole e azioni degli imputati sette giorni di tempo per impugnare la sentenza. Päivi Räsänen, che i denuncianti avevano accusato di «incitamento all’odio» dopo aver condiviso le proprie opinioni sul matrimonio e sull’etica sessuale – come ricostruisce Libero quotidiano in un tweet del 2019. In un dibattito radiofonico del 2019. E e in un saggio del 2004 –: assolta. Come pure il vescovo Pohjola, contro cui l’accusa si era concentrata sulla “colpa” di aver pubblicato, in qualità di editore, il pamphlet della Räsänen.

La parlamentare finlandese assolta: «Sono “grata” e “sollevata”»

La donna, medico e ministro dell’Interno finlandese tra il 2011 e il 2014, leader dei democristiani in Finlandia. Che aveva criticato la partecipazione della Chiesa luterana ai festival pro-Lgbt, citando la Bibbia e San Paolo sui social, si dice sollevata per l’assoluzione (e tutto ciò che significa). Anzi, di più: «grata» per il pronunciamento della corte. Un verdetto che assesta un duro colpo al fondamentalismo progressista. Intollerante e impegnato a divulgare il Verbo Lgbt e istituzionalizzarlo per legge in modo da poter accreditare la visione del mondo arcobaleno tutto l’occidente e oltre. La sentenza di Helnsinki però, oggi riporta tutti ai blocchi di partenza. Sette giorni per eccepire. E riflettere…

 

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