Draghi: “Non è uno scontro di civiltà con la Russia. L’Europa deve investire di più nella difesa”

23 Mar 2022 10:40 - di Carlo Marini

“Non dobbiamo alimentare uno scontro tra Occidente e Russia”: Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula prima del Consiglio europeo, ricordando che in Russia ci sono molti cittadini che protestano contro la guerra in Ucraina.

In vista del Consiglio europeo al via da domani a Bruxelles che “si aprirà con l’incontro con il presidente Usa Biden“, Draghi ha fatto il punto sulla crisi bellica. Anche nelle sedi dei “vertici Nato e G7” ha detto il premier, “la comunità euroatlantica intende ribadire unità e determinazione nel sostegno all’Ucraina e in un impegno comune per tutelare la pace, la sicurezza e la democrazia”. Draghi ha osservato che “la comunità internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia. Lo sforzo diplomatico potra’ avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca”. Tuttavia,
“non dobbiamo però commettere l’errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così quello che è stato più volte definito uno scontro di civiltà. Molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del Presidente Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità – osserva il premier -. A loro va l’amicizia e la solidarietà di tutto il governo e mia personale“.  Successivamente, Draghi ha formulato un esplicito richiamo a Pechino. “La Cina si astenga” dall’aiutare la Russia nel conflitto in Ucraina.

Il Consiglio europeo avviene a un mese dall’invasione russa

“Il Consiglio europeo avviene a un mese esatto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, cominciata il 24 febbraio – ha ricordato il premier – Da allora, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, sono state registrate 2.510 vittime civili – con 953 persone uccise, tra cui 78 bambini, e oltre 1.500 feriti. Sono purtroppo numeri provvisori, che sottostimano fortemente i morti e i feriti, e che continuano a crescere”. Relativamente al lavoro diplomatico, “l’Italia lavora per la cessazione delle ostilità, siamo impegnati per far sì che ci siano corridoi umanitari. La nostra volontà di pace si scontra con il presidente russo Putin che non mostra interesse a realizzare una tregua. Il suo disegno è guadagnare terreno” in Ucraina.

“L’Ue si doti di capacità di difesa adeguate”

“Un’Europa più forte nella difesa rende anche la Nato più forte”. “Il Consiglio europeo è chiamato ad approvare la Bussola Strategica, in seguito alla sua adozione lunedì 21 marzo al Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri e della Difesa. La Bussola è stata adattata alla luce della guerra in Ucraina, che rappresenta la più grave crisi in ambito di difesa nella storia dell’Unione Europea”, ha aggiunto Draghi. “Prevede l’istituzione di una forza di schieramento rapido europea fino a 5 mila soldati e 200 esperti in missioni di politica di difesa e sicurezza comune”, ricorda ancora il premier. “A queste iniziative si aggiungono investimenti nell’intelligence e nella cybersicurezza; lo sviluppo di una strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa; e il rafforzamento del ruolo europeo quale attore della sicurezza marittima”.

Draghi sugli aumenti record: la guerra Russia Ucraina ha conseguenze tangibili

“Come abbiamo concordato al Consiglio europeo informale della scorsa settimana, le ricadute economiche del conflitto in Ucraina vanno oltre il costo dell’energia. Si registrano aumenti anche nei prezzi dei generi alimentari. A livello globale, sono cresciuti in modo quasi continuo da metà 2020, e sono attualmente ai massimi storici”. Così il premier Mario Draghi intervenendo in Aula alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo al via da domani a Bruxelles.

“Questo ha delle conseguenze tangibili per i prezzi nei supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 5,2% rispetto all’anno scorso. In particolare, il prezzo della pasta è cresciuto di circa l’11%, quello dello zucchero e del pane di circa il 5%, quello della carne di quasi il 4%”.

“Questi rincari dipendono da shock esterni, che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare. Questo processo è alla portata della capacità tecnologica e produttiva europea, ma richiede un impegno immediato, ad esempio l’aumento delle aree coltivabili. Allo stesso tempo, dobbiamo esser pronti a diversificare maggiormente le nostre fonti di importazione”.

 

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