Mattarella, altro che trasloco. Dal no al bis alla narrazione del “sacrificio”. E il web si scatena

29 Gen 2022 17:34 - di Riccardo Angelini
Mattarella

Solo due mesi fa, Sergio Mattarella, ricordando la figura di Giovanni Leone, ne elencava le virtù. E tra queste virtù ce n’era una che fece sobbalzare i cronisti politici: “Tra gli altri temi trattati Leone ripropose la sollecitazione, già sottolineata dal Presidente Segni, di introdurre la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco”. Una puntualizzazione che sembrò un preciso segnale a quanti sostenevano l’ipotesi di un Mattarella-bis. Ipotesi che dunque lo stesso presidente uscente riteneva, due mesi fa, non percorribile.

Non solo. Nel febbraio scorso, nel pieno della crisi del Governo Conte due e proprio all’inizio del suo ultimo anno di mandato, l’attuale Capo dello Stato, approfittando del 130/mo anniversario della nascita di Antonio Segni, ha citato il messaggio che questi inviò alle Camere il 17 settembre del 1963, ricordando che “fu l’occasione per esprimere la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della ‘non immediata rieleggibilità’ del Presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva ‘il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato’. Inoltre –aggiungeva- ‘la proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione’”.

Lanciato il segnale, tutti avevano capito che il bis non era nei desiderata del presidente uscente. Nel discorso di Capodanno addirittura Mattarella aveva evitato di farsi vedere seduto dietro la scrivania, per lanciare anche simbolicamente il segno dell’addio alla poltrona più alta dell’assetto repubblicano. “In piedi – chiosava in estasi Il Foglio – perché chi sta per uscire non ha bisogno della sedia. In piedi per indicare il movimento, la volontà di uscita…”.

Poi, alla vigilia del voto in Parlamento, il weekend a Palermo, in famiglia, per ostentare il massimo del distacco. E persino le foto del materasso da traslocare per l’appartemento ai Parioli a Roma. Segnali chiari ma anche esibiti proprio al fine di farsi tirare per la giacchetta. Per costruirvi la narrazione del “sacrificio”.

E così sui social i meme su Mattarella “costretto” a restare al Quirinale si sprecano. C’è lui che spegne il telefono, lui che incenerisce le Camere, lui legato alla sedia che esordisce: “Care concittadine e cari concittadini”. Un’ironia un po’ amara mentre si prende atto del fallimento della classe politica.

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