Il rebus Gianni Letta sul Quirinale, retroscenisti scatenati: quel colloquio a Palazzo Chigi che irrita Berlusconi

15 Gen 2022 10:18 - di Adriana De Conto
Gianni Letta

Perché Gianni Letta, prima del vertice del centrodestra,  si è recato a Palazzo Chigi e ha parlato con  Antonio Funiciello, capo di gabinetto del premier  Draghi? Le agenzie di stampa hanno raccontato che il consigliere storico di Silvio Berlusconi si è presentato a Palazzo Chigi. Ma pare, stando ai retroscena, che lo abbia fatto all’insaputa di Berlusconi. «Che vuol dire che è andato a Palazzo Chigi stamattina? Prima del vertice?», avrebbe chiesto Silvio ai suoi.  Funiciello ha la delega di Draghi a trattare con i partiti. Lo ha fatto in occasione delle nomine in Rai. Per questo il fatto è risultato indecifrabile per l’entourage di Berlusconi. Cosa si sono detti, quindi,  Letta senior con Funnciello? Magari ha parlato anche con Draghi? E perché Gianni Letta avrebbe taciuto dell’incontro durante il vertice del centrodestra?  Ci sono abbastanza elementi perché   iretroscenisti imbastiscano diversi romanzi Quirinale.

Gianni Letta a palazzo Chigi prima del summit del centrodestra

I più “cattivi” sostengono, stia accarezzando l’idea di andarci lui al Quirinale al posto di Silvio. Il che costituirebbe il colpo di scena finale di una trama fin qui inedita. C’è chi, con meno fantasia, costruisce però un altro scenario. Secondo il quale lo zio starebbe lavorando per il nipote Enrico, che non ha mai abbandonato il sogno di mandare Draghi al Quirinale. E’ quanto ipotizza Il Fatto. La Stampa dà conto dell‘irritazione di Berlusconi. Il Cavaliere,  assicurano, non ne sapeva nulla. “Né tantomeno, aggiungono, Gianni Letta è stato inviato a far visita a Draghi come emissario del presidente di Forza Italia, come qualcuno potrebbe immaginare”. Rilevante il dato del silenzio di Letta durante il summit  con i leader di Lega e Fratelli d’Italia.

L’irritazione di Berlusconi

“Il colloquio tra Funiciello e Letta, durato un’ora, avviene su richiesta di quest’ ultimo- è la ricostruzione- . Le bocche, però, alla domanda su cosa si siano detti, restano cucite. Verrebbe naturale pensare che Letta abbia incontrato pure Draghi, ma lo staff del premier si affretta a smentire. Dalle stanze attigue a quella dell’ex banchiere filtra che si è «verosimilmente parlato anche di Quirinale»”. Gianni Letta e Mario Draghi – non è un mistero- hanno rapporti da sempre, si sentono spesso. Logico che per Draghi sia fondamentale capire cosa farà Berlusconi. «Tutto dipende da lui», ammettono fonti di Palazzo Chigi. Chi meglio del fidato consigliere può aiutare il premier a decifrare la questione quirinalizia?

I sospetti

l sospetti, però, nascono da quella che è stata raccontata come una “frenata” da parte di Gianni Letta quando ha parlato di dover “guardare agli interessi del Paese e non alle differenze di parte”, di badare alla “pacificazione” del Paese. Parole da molti lette come una sorta di “congelamento” della candidatura di Berlusconi. Il capo di Forza Italia sarebbe “amareggiato, vuole capire cosa c’è dietro, visto che uno dei suoi uomini di maggiore fiducia, è andato a Palazzo Chigi, a parlare con il braccio destro del suo principale avversario nella partita del Quirinale”. E con lui, anche il coordinatore Antonio Tajani e la senatrice Licia Ronzulli non sarebbero sereni circa la ritrovata “loquacità” nelle ultime 72 ore. Insomma, non è chiaro “se Draghi stia semplicemente giocando di sponda con l’uomo delle trattative segrete di FI, o se Letta stia addirittura accarezzando la possibilità che, nel rimpallo dei veti, possa finirci lui, a quasi 87 anni, al Quirinale”.

Verderami: quella di Gianni Letta non è una mossa ostile a Berlusconi, anzi…

Più “benevolo” il ritratto di Verderami sul Corriere della Sera. L’editorialista dipinge Letta senior e Fedele Confalonieri come le due anime del berlusconismo: leali al capo anche se in dissenso su molte posizioni: “Chi partecipa ai rituali pranzi di Arcore descrive i confronti tra Fedele e Gianni come ‘il derby d’Italia'”, annota l’editorialista. Non c’è dubbio che abbiano un diverso approccio all’idea della scalata al Colle: il primo più entusiasta senza troppi distinguo; Letta più attento alle “liturgie” e alla rete di rapporti  che in politica contano.  Per cui per Verderami, la chiave del rebus Letta sta in quelle parole dette alla camera ardente per Sassoli. Che sono “l’essenza del lettismo, servono a tenere il piede nel campo di Agramante, cioè nel campo altrui. Sembra una mossa ostile verso Berlusconi;  in realtà quel piede è lo spazio che Letta garantisce a Berlusconi per accedere in futuro al Quirinale, se il Cavaliere non dovesse conquistare il Quirinale – decifra con sottigliezza l’editorialista- E se sul Colle salisse Mario Draghi, Silvio potrebbe contare su Gianni e Fedele. Il primo frequenta l’ex presidente della Bce da sempre. Il secondo lo conobbe molti anni fa, scoprendo la stessa passione per la letteratura americana che li portò a consigliarsi l’un l’altro i libri. Confalonieri e Letta sono il berlusconismo”, conclude Verderami.

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