Il Papa emerito Benedetto XVI reagisce alle accuse: “pura propaganda”. E smonta la narrazione

22 Gen 2022 13:36 - di Roberto Frulli
Benedetto XVI gender

Definisce le accuse contro di lui “pura propaganda” e respinge con fermezza e sdegno il tentativo di trascinarlo nel fango di torbide di vicende di pedofilia che, secondo la narrazione dei media mainstream, Benedetto XVI, 94 anni, oggi Papa emerito ma, all’epoca, alla guida della Diocesi bavarese, dal 1977 al 1982, avrebbe coperto, come cerca di sostenere un dossier che lo accusa di aver insabbiato 4 casi.

In 82 pagine di memoria difensiva Papa Benedetto XVI replica con decisione smantellando le accuse contenute nel dossier su 479 vittime sessuali compilato dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl. Che dedica una settantina delle 1893 pagine del suo rapporto al Papa Emerito, tutt’altro che disponibile a farsi mettere all’angolo come ha cercato di sostenere, invece, buona parte dei media negli ultimi giorni.

Certo Benedetto XVI premette di provare «la sua più profonda vicinanza per le vittime di abusi sessuali» aggiungendo che «ogni singolo caso di aggressione sessuale e ogni trattamento scorretto è terribile e non può essere riparato». Ma, poi, ribatte in maniera puntuale.

Intanto, precisa, che quando dice di “non ricordare una certa persona o un certo evento” questo non significa che gli difetta la memoria ma, piuttosto, “di non aver incontrato la persona o di non aver conosciuto i fatti o il documento”.

Insomma il Papa emerito reagisce a quella che definisce in tedescoStimmungsmache”, propaganda. E parla di “pura speculazione” contro di lui. Anche per il tentativo di addossargli colpe che non ha e che rigetta.

È il caso, per esempio, della persona indicata con il numero 22 nel dossier.

È un prete condannato per pedofilia. Il team di legali  che ha compilato il dossier e che si definisce “indipendente”, cerca di sostenere che Benedetto XVI non può non conoscerlo perché aveva trascorso «decenni» nella zona dov’era stato in parrocchia ed era amico del successore.

Ma Ratzinger da un lato respinge l’insinuazione con la quale lo lo studio legale Westpfahl Spilker Wastl cerca di coinvolgerlo nella vicenda ricordando di essere andato in vacanza là «una sola volta, nell’agosto 1982» e precisando che il titolo di «parroco» dato al prete condannato anni prima  «era una procedura di routine» e, dall’altro, però, dice non solo che “l’ipotesi è falsa e diffamatoria” ma anche che l’operazione  «testimoniava un notevole grado di parzialità da parte degli esperti che hanno abbandonato il loro ruolo di neutralità e obiettività e sono scesi al livello di valutazione soggettiva, se non addirittura propaganda e di pura speculazione, si sono squalificati”.

Sulla difesa irritata di Benedetto XVI arrivano poi anche le parole, ancor più nette, dei suoi legali. Che bollano il team che ha firmato il dossier di “ignoranza costantemente rivendicata” che “contraddice la pratica che potrebbe essere stabilita dagli esperti sia con i predecessori che con i successori». Insomma una smentita pressoché totale.

 

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