Enrico Ruggeri canta “La rivoluzione” e sfotte gli ex compagni del ’68: «Siamo stati sconfitti in finale» (video)

7 Gen 2022 11:56 - di Penelope Corrado
Enrico Ruggeri La rivoluzione

Fresco vincitore del Premio Tenco per la prolifica carriera artistica, a distanza di un anno dall’ultimo singolo “L’America (Canzone per Chico Forti)”, Enrico Ruggeri torna con il nuovo brano “La rivoluzione” (Anyway Music) in radio e in digitale da oggi. Canta le occasioni sprecate dalla sua generazione, i sessantenni di oggi che dovevano cambiare il mondo, ma che sono rimasti con i «sogni appesi al soffitto».

“La Rivoluzione” anticipa l’omonimo album di inediti, in uscita nel 2022, sul quale Ruggeri sta lavorando da ormai due anni. Un brano che rappresenta un atto d’accusa, ma anche l’autocertificazione di una generazione sconfitta dalla storia e dal tempo. Una sorta di “Compagni di banco” di Antonello Venditti, dove il cantautore chiedeva al compagno di barricata e di contestazione “Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”. Con connotazioni meno icastiche, ma con spietata serenità l’autore di Contessa e del Mare d’inverno pare rivolgersi ai compagni di quel 68 e delle proteste giovanili. Lo fa con disincanto e con la consapevolezza di una generazione delle occasioni mancate. «Vincitori di un grande girone e poi sconfitti in finale/Noi che quella sera avevamo da fare/Siamo quello che siamo, siamo sempre schierati/Siamo tifosi e soldati arrivati e partiti/La poesia sfuggita di mano, la giustizia appena sfiorata/Siamo un biglietto scaduto di sola andata».

Il testo di “La Rivoluzione” di Enrico Ruggeri 

Siamo quello che siamo, niente di più niente di meno

Padri e figli di un tempo sbiadito intravisto dal treno

Eravamo sempre in cammino noi che volevamo andare lontano

Siamo quello che siamo

Siamo quello che siamo, siamo quello che resta

di certi sogni appesi al soffitto di quell’ultima festa

ricchi impoveriti dalla nostra stessa ricchezza

Siamo l’ultima carezza

Siamo mille libri consumati di fretta

ed altri mille amori dimenticati alla svelta

Siamo fuoco e cenere all’ombra di una statua di cera

Noi che non crediamo e siamo solo preghiera

Siamo la rivoluzione da sempre sognata

Quello che avremmo tanto voluto così desiderata

vincitori di un grande girone e poi sconfitti in finale

Noi che quella sera avevamo da fare

Siamo quello che siamo, siamo sempre schierati

Siamo tifosi e soldati arrivati e partiti

La poesia sfuggita di mano, la giustizia appena sfiorata

Siamo un biglietto scaduto di sola andata

Siamo una fermata scritta sopra a un foglio

da conservare

Siamo quello che siamo, niente di più niente di meno

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