Conti e conteggi sul Quirinale: da Razzi al figlio di Andreotti si sprecano le profezie

18 Gen 2022 10:31 - di Redazione
Quirinale

“Draghi premier e Berlusconi al Colle, una coppia da sogno, tipo Messi-Ronaldo”. Così Antonio Razzi, politico e personaggio tv, sul Corriere della Sera dice la sua sulla corsa al Quirinale.

Razzi: nel M5S in settanta pronti a votare Berlusconi

E risponde anche sul chi potrebbe sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi: “I fuoriusciti dai partiti. Quelli non li ricandida più nessuno. Vogliono finire in santa pace la legislatura”. ma soprattutto il Cav può pescare i voti tra  i Cinquestelle. “Sono al dieci per cento se va bene. E con il taglio dei parlamentari si sono dati la zappa sui piedi. Quelli in Parlamento non ci tornano più”. Nel segreto dell’urna “ce ne sono almeno 50-70 che stanno pensando di votare per Silvio”, conclude Razzi.

Sensi (Pd): i grandi elettori di centrosinistra sono 463, quelli di centrodestra 452

I conti e i conteggi si sprecano, così come le analisi e le profezie. Il deputato Pd Filippo Sensi rilancia i numeri di D’Alimonte sul Sole24ore: “Grandi elettori del centrosinistra 463, quelli di centrodestra 452. Partiamo da qui, senza baldanza, ma sui fatti, please. Astenersi perditempo”.

Mannheimer: i franchi tiratori? Si annidano nel M5S, nel Misto e nel Pd

Il sondaggista Renato Mannheimer concorda sul fatto che proprio i Cinquestelle sono il gruppo meno controllabile. “I franchi tiratori non sono al centro di ricerche specifiche – dice – ma a naso direi che chi presenta la maggior possibilità di dare voce a voti in libertà è il movimento Cinque Stelle, insieme al Misto, altro gruppo di cui abbiamo poche certezze, i cui voti sono in libertà totale”.  “Una certa quota – aggiunge – ci potrebbe essere anche nel partito democratico” soprattutto “per il motivo che verso Draghi, uno dei possibili competitors, il partito di Letta è contraddittorio”. Più allineati alla decisione dei vertici, invece, dovrebbero rivelarsi gli altri schieramenti.

Stefano Andreotti: mio padre non sarebbe andato alla conta come vuole fare il Cav

Anche il figlio di Giulio Andreotti, Stefano, dà suggerimenti a Berlusconi, dicendosi sicuro che suo padre non avrebbe rischiato di andare alla conta: “Non so quanto Berlusconi sia intenzionato ad andare fino in fondo, capisco che essere eletto Presidente della Repubblica per lui sarebbe una rivincita, ma non è più un bambino e se non è sicuro di riuscire il rischio di una sconfitta sarebbe più dannoso. Per l’amor di Dio, ciascuno è libero di fare quello che ritiene opportuno, ma credo che mio padre non sarebbe andato allo scontro o alla conta dei voti”.

“Tante volte – ha aggiunto riferendosi al padre Giulio – si è parlato di una sua candidatura, ma penso che realmente sia stato in corsa soltanto una sola volta, nel 1992, peraltro per una sola serata visto che si creò un dualismo con Forlani. Sicuramente avrebbe avuto modo di attingere voti anche fuori dalla Democrazia cristiana, anche se non so se sufficienti per bilanciare quelli che non sarebbero arrivati dalla Dc. Non so -conclude Stefano Andreotti- se Berlusconi abbia la tessa capacità di attrarre voti al di fuori del suo schieramento e soprattutto se questo sia compatto nel sostenerlo”.

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