Popolo viola in piazza contro la candidatura di Berlusconi al Quirinale. Siamo alle comiche finali

27 Dic 2021 20:33 - di Redazione

“Il Popolo viola torna in piazza per dire no a Berlusconi al Colle: il Parlamento ha un’enorme responsabilità”. Così Gianfranco Mascia, uno degli animatori del movimento in un articolo sul suo blog. A volte ritornano, dunque, e la storia si ripete sempre in farsa. Il ‘Popolo Viola’, dunque, torna a mobilitarsi contro Silvio al Quirinale. ”Pensavamo che il nostro compito di controllo democratico, con la condanna e la uscita di Berlusconi dalle istituzioni, fosse ormai terminato, ed invece siamo costretti a convocare ancora un presidio, dopo tutti questi anni: il 4 gennaio dalle 17 in poi a Roma, in piazza Santi Apostoli”, dice ancora Gianfranco Mascia. Che poi, a volerla dire tutta, questi gruppuscoli di esaltati che andavano in piazza con l’effigie di Berlusconi in manette, sono quelli che hanno preparato il terreno all’ascesa dei Cinquestelle e dovrebbero pertanto solo nascondersi e tacere.

Infatti, sulla stessa lunghezza d’onda, troviamo l’ex pentastellato Alessandro Di Battista se l’è presa con gli avvocati del Cav che ”grazie al governo con i Cinque stelle realizzano i sogni” del presidente azzurro. Di Battista torna alla carica per contestare la candidatura del presidente di Fi al Colle più alto: ”L’ex-avvocato di Berlusconi, tal Francesco Paolo Sisto, attuale sottosegretario alla Giustizia ha appena ricevuto nuove deleghe… Sarà proprio Sisto, infatti, ad occuparsi delle valutazioni fi professionalità dei magistrati e di altri aspetti che riguardano le loro carriere e le loro promozioni”.

L’ex premier tace, preferendo mantenere un profilo basso, anche perché ufficialmente non è in campo e i leader di centrodestra all’ultimo vertice a ‘Villa Grande’ hanno deciso di rinviare il rebus quirinalizio ai primi di gennaio per non alimentare polemiche ma soprattutto per aver maggiore contezza sui ‘numeri’ in Parlamento, specialmente nella ‘terra di mezzo’ dei gruppi misti.

Berlusconi ci crede ma sa benissimo che il Colle è una vera e propria roulette, piena di insidie e variabili. A cominciare dal ‘fuoco amico’, sempre in agguato, e dalle vicende giudiziarie, con l’udienza del processo di Bari per le cosiddette cene eleganti. Meglio, dunque, mantenere la consegna del silenzio per verificare i voti potenziali, abbozzare e aspettare, per evitare di ‘bruciarsi’ e di restare solo un candidato di bandiera.

Lorenzo Cesa che ha sondato gli umori di Berlusconi proprio al summit di coalizione tenutosi nella sua nuova residenza romana prima di Natale, non a caso ricorda all’Adnkronos che ”storicamente, già ai tempi della Prima Repubblica, c’è sempre stato il cosiddetto fuoco amico: si trattava di un 10 per cento, se non un qualcosa di più, di parlamentari democristiani che si discostavano dalle indicazioni di partito…”. ‘Franchi tiratori a parte’, il segretario dell’Udc non ha dubbi che ‘Silvio’ abbia tutte le carte in regole per il ‘dopo Mattarella’: ”Qualora Berlusconi decidesse di correre per il Colle, penso che ci sia una sorta di dovere di solidarietà da parte di tutte le forze del centrodestra a sostenere chi lo ha fondato 30 anni fa e lo ha guidato fino ad ora”.

Che Berlusconi ora sia concentrato solo sul ‘pallottoliere’ lo conferma Gianfranco Rotondi che cita un vecchio adagio di Ciriaco De Mita: ”Come ci insegnava De Mita, prima si conta e poi si ragiona… E questo vale anche per Berlusconi: prima si contano i voti e poi si fanno i commenti. Io ritengo che lui il consenso lo abbia e anche ampio. Comunque, prima di parlare, vediamo se è rappresentativo e li piglia questi voti…’‘.

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