Natale, Speranza evoca paure e restrizioni, Veneziani lo asfalta: la solita tendenza a fare il menagramo

15 Nov 2021 16:57 - di Chiara Volpi
Speranza Veneziani

Quello che ci stiamo apprestando a celebrare – non si sa ancora se e come – sarà il Natale dell’incertezza. E, stando alle parole che sfuggono di bocca al ministro Speranza, non c’è da aspettarsi nulla di liberatorio e festoso. «Anche in Italia c’è una crescita del contagio che deve portarci ad alzare il livello di attenzione», ha dichiarato ieri il ministro della salute ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. E poi ha anche aggiunto: «In questo momento manteniamo le regole esistenti. Ad oggi non è prevista l’adozione di nuove misure davanti all’aumento dei contagi». Laddove quel “ad oggi” apre a scenari speculari a quelli dell’ultimo Natale nel segno del Covid. Così, tra gli altri La Verità, prova a sentire opinionisti, giornalisti, operatori turistici e addetti ai lavori a diverso titolo. E tra tutte risulta emblematica la riflessione di Marcello Veneziani che, sull’amletico dilemma, festeggiare o non festeggiare, commenta netto: «L’impressione generale a circa un mese dal Natale è di essere nel caos totale. Mancano personalità e istituzioni di riferimento che siano affidabili. Si viaggia nell’incertezza totale»…

Natale: Speranza evoca paure e incertezze, Veneziani lo incalza

Un’incertezza che, peraltro, le voci distoniche e le posizioni discordanti dei famigerati virologi, contribuiscono ad alimentare con i loro battibecchi in tv e a distanza sui social. Tanto che Veneziani nella sua disamina per La Verità aggiunge: «Oggi, anziché la paura del virus, è la situazione incontrollabile ed estremamente variabile a generare angoscia». Quando invece, per stessa ottimistica ammissione del giornalista e scrittore, «queste feste saranno migliori di quelle dello scorso anno. C’è una reattività collettiva abbastanza forte. Non credo che arriveremo al lockdown». Una previsione che però le parole di Speranza relegano al campo delle possibilità, comunque ancora in discussione. Tanto che il ministro, a conclusione dei suoi ragionamenti ad alta voce, dichiara: «Non c’è dubbio che dobbiamo monitorare il quadro epidemiologico». Una frase che, non sfugge a nessuno, rinvia a determinazioni dell’ultimo minuto lo scioglimento della prognosi istituzionale sul prossimo futuro natalizio… In virtù del fatto che, ha concluso il titolare del dicastero della Salute, «l’indice Rt e l’incidenza che ci saranno tra 10 giorni non sono già decisi. Dipendono da noi. I fattori essenziali sono la campagna di vaccinazione. E il rispetto di comportamenti corretti».

Da Speranza fosche previsioni. Veneziani ribatte: «Un’attitudine al ruolo di menagramo»…

E così, suona come un nefasto presagio la chiusura del cerchio delle recriminazioni con cui il ministro rinvia a un messaggio, «che è questo: nelle prossime settimane arriva una curva insidiosa. Non possiamo pensare che quello che accade in Germania, Francia o Austria non ci riguardi». Ed eccoci arrivati al punto. Un punto che apre la porta a rincari. Al rischio di nuove chiusure. All’assalto alle terze dosi. E, infine, al divieto di varcare i confini. Oltre a chissà cos’altro… Insomma, davanti a noi potrebbe prospettarsi nuovamente il buio di un tunnel da cui credevamo di essere usciti. E che invece torna a celare la luce sullo fondo…

Veneziani su Speranza: «Una mentalità da vecchia sinistra per cui il divertimento è un peccato»

Per questo, prosegue Veneziani nella sua riflessione commentata dalle colonne de La Verità: «Quando il ministro della Salute Roberto Speranza invita gli italiani a non viaggiare per le feste natalizie, non so come interpretarlo. Se è una attitudine al ruolo di menagramo. La previsione di qualcosa di grave in arrivo. O è una strategia perché ha in mente qualcosa e non vuole dircelo tutta in una volta». Ipotesi a cui Veneziani aggiunge persino una terza prospettiva possibile: «Forse (il ministro ndr) è spinto anche da una mentalità da vecchia sinistra per la quale il divertimento è un peccato. C’è una sorta di compiacimento nel minacciare continuamente le restrizioni anche se la situazione è migliore di altri Paesi in Europa».

«C’è una sorta di compiacimento nel minacciare continuamente le restrizioni anche se la situazione è migliore di altri Paesi»

Ma intanto, con buona pace di ottimisti e speranzosi, dubbi. Eventualità. Spade di Damocle che pendono sulla testa di noi tutti, presidiano il campo delle attese e minacciano progetti e aspettative. E per Veneziani hanno tutte un’unica origine: «L’incertezza in parte dipende dall’imponderabile diffusione del virus. Ma in parte dall’impreparazione di fondo delle istituzioni. I virologi hanno perso credibilità con le loro dichiarazioni contraddittorie. Ci hanno detto che il vaccino sarebbe stato risolutivo, ora siamo alla terza dose e ci fanno capire che non sarà l’ultima. È con questa cappa sulla testa che ci prepariamo al Natale». Che si celebri solennemente in compagnia. Oppure no…

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