Cina: “Indecente incontro del M5S con esponenti del partito comunista”. La denuncia di Fdi

9 Nov 2021 20:13 - di Angelica Orlandi
Cina M5S

La Cina è un chiodo fisso per il M5S. “È inaccettabile che un partito della maggioranza organizzi un incontro con un governatore esponente del Partito Comunista Cinese”. Lo ha denunciato Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, spiegando che “l’audizione, che il Movimento 5 Stelle aveva provato ad organizzare alla Camera e al Senato in commissione riunite, è saltata proprio grazie all’intervento di Fratelli d’Italia, con il collega Delmastro Delle Vedove“.

Mollicone:” Xinjiang rappresenta un regime e un Partito nemici dell’Occidente

Quella audizione ufficiale era stata annullata, ma i senatori grillini hanno insistito, racconta Mollicone. I grillini “hanno voluto organizzare un altro incontro informale per ripianare allo ‘sgarbo’. Il vicegovernatore dello Xinjiang rappresenta un regime e un Partito nemici dell’Occidente; uno Stato comunista che opprime il proprio stesso popolo e che è tutto fuorché dialogante”. L’atteggiamento del M5S pertanto è inaccettabile. “Come fanno dei parlamentari che rappresentano costituzionalmente la Nazione a dialogare con esponenti di quello stesso Partito e di quello stesso regime che impone il credito sociale; spedisce gli uiguri nei campi di rieducazione; sviluppa forme di totalitarismo comunista digitale con il credito sociale; e tecnologie sociali come l’eugenetica verso la popolazione uigura”.

La “sindrome cinese” del M5S

Ancora, accusa Mollicone: “Con la scusa della difesa dei diritti umani, il Movimento 5 Stelle ha trasformato un incontro informale in una riunione di partito: ormai è evidente che rappresentano la quinta colonna del Partito Comunista Cinese. Il presidente Draghi non ha nulla da dichiarare?”. A Mollicone, deputato responsabile Cultura di Fratelli d’Italia e componente dell’Intergruppo parlamentare di amicizia Italia-Cina si è associata la Lega: “Abbiamo preso volutamente le distanze dall’incontro organizzato al Senato. La Lega si rifiuta di sedere al tavolo con autorità politiche del regime comunista cinese responsabile della persecuzione del popolo uiguro”. Lo hanno rivendicato i parlamentari della Lega.

Cina e M5S: il ruolo di Grillo

La “sindrome cinese” dei grillini era stata smascherata mesi fa da Giorgia Meloni – nel giugno scorso- quando doveva avere corso un incontro riservato tra Grillo, Conte e l’ambasciatore cinese a Roma. Sarebbe dovuta essere una sorta di “investitura” di Pechino dell’ex premier Conte come  nuova guida del Movimento. Tutti ricordano i viaggi di Grillo in Cina, le ospitate nel Paese del Dragone in veste di teorico e conferenziere.  Non è malizioso intravedere dietro la “deriva” del M5s verso la Cina, la mano di Grillo. Una mossa che ha reso il M5S un vero e proprio punto di riferimento in Europa per il governo di Xi Jinping.

La firma degli accordi della Via della Seta ne fu un segnale. Basta poi guardare il blog di Grillo e cercare la ricorrenza della parola “Cina” (come fece il Giornale in un’inichiesta) per rendersi conto della fascinazione per il Dragone del comico genovese. Fascinazione da cui non sono esenti  Conte e Di Maio.

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