Cgil, Rampelli: «Piazza gestita come negli anni ’70 per far scoppiare gli incidenti e incitare al mostro»

22 Ott 2021 17:50 - di Redazione

“Nutro grande rispetto nei confronti dei movimenti sindacali. Anche quando vengono criticati”.  Così Fabio Rampelli intervistato da Radio Radio sull’assalto alla sede della Cgil e la sua visita di solidarietà a Landini.

Rampelli: giù le mani dai sindacati, anche se vanno riformati

“Nell’Italia repubblicana ci sono state fasi critiche nel rapporto tra politica e cittadini. Anche il sindacato è finito nel tritacarne. Sia chiaro, auspico una riforma di queste organizzazioni. Che, diversamente da altri settori della società, non hanno ancora fatto sufficiente autocritica. Detto questo però, i sindacati rappresentano per antonomasia il principio della giustizia sociale“, continua il vicepresidente della Camera.

Sono nati per difendere i più deboli

“Sono nati per difendere i soggetti più deboli, i lavoratori, gli operai, i proletari da un capitalismo spietato. Quindi quel sabato quando c’è stato l’assalto alla Cgil mi si è gelato il sangue e ho provato il sussulto di una profanazione”. “La violenza – aggiunge il vicepresidente della Camera – è sempre deprecabile ma quando si manifesta nei confronti dei sindacati scatta un sentimento aggiuntivo di indignazione. Perché colpisce chi deve soccorrere lavoratori altrimenti indifesi. Di fronte a condizionamenti e ricatti di chi potrebbe cambiargli la vita in un attimo con una lettera di licenziamento”.

“La piazza gestita come negli anni ’70”

Nessun dubbio sulla gestione della piazza di quel sabato di scontri. “Una gestione – sottolinea Rampelli – molto simile alle modalità usate negli anni ’70. Che ho vissuto personalmente. Può essere accaduto per colpevole superficialità. O per cinico disegno. La realtà non cambia perché è accaduto”.

Il parlamentare di Fratelli d’Italia denuncia la volontà di far deflagrare certi episodi di violenza o di nostalgismo ideologico in campagna elettorale. Per avere due risultati.  “Il primo compattare gli elettori di sinistra. Che non si ritrovano più nel Pd perché ha abbandonato la causa dei lavoratori e dei più deboli. Schierandosi con poteri forti, banche, finanza ed eurocrazia. Di fronte alla disaffezione, quando si chiama la battaglia contro il pericolo fascista, questo elettorato corre alle urne. Si tura il naso e vota chiunque gli venga proposto dal Pd”.

Il nostalgismo a orologeria per compattare la sinistra

L’altro effetto è quello di trasformare gli avversari, in questo caso Giorgia Meloni ed Enrico Michetti, in mostri. “A pochi giorni dal voto – conclude Rampelli – diventiamo tutti impresentabili e non c’è più il tempo per dimostrare il contrario. Michetti, persona competente, solidale e inclusiva, è stato trasformato in un pericoloso antisemita e protonazista”. Questi due effetti hanno prodotto il risultato clamoroso del 60 a 40% in favore del candidato di sinistra.

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