Trattativa Stato-mafia, tutti assolti in appello. La rivincita dei carabinieri e di Dell’Utri

23 Set 2021 19:34 - di Redazione
trattativa Stato-mafia

Tutti assolti gli ex ufficiali dei carabinieri nel processo d’appello sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”. La Corte d’assise d’appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado e assolto i generali Mario Mori e Antonio Subranni e il colonnello Giuseppe De Donno. Erano stati condannati a 12 anni. Assolto anche Marcello Dell’Utri, condannato anche lui a 12 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dopo tre giorni di camera di consiglio. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella. Confermata la condanna del capomafia Nino Cinà.  «Aspettiamo le motivazioni e leggeremo il dispositivo». Sono le uniche parole pronunciate dal sostituto procuratore generale Giuseppe Fici al termine della lettura del dispositivo del processo d’appello sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”.

Trattativa Stato-mafia, parlano i legali di Mori e Subranni

«Siamo felici perché finalmente la verità viene a galla», commenta a caldo il legale del generale del Ros Mori, Basilio Milio. La trattativa? «È una bufala, un’invenzione, un falso storico», dice ancora Milio.  Per l’avvocato Cesare Placanica, difensore del generale Subranni: «Era un risultato che la difesa di Subranni sperava ci fosse perché le carte processuali dimostravano una rettitudine… non solo una innocenza ma una rettitudine. Quello che è stato fatto è sempre stato fatto da uomini di Stato. Quindi, l’assoluzione ripaga anche dal punto di vista morale uomini dello Stato, gente che ha sofferto, vittima di una tragedia solo per il fatto di essere sotto processo».

Mori: «Esprimo solo la mia soddisfazione»

«Esprimo solo la mia soddisfazione, non voglio aggiungere altro». Raggiunto dall’AdnKronos, l’ex generale del Ros Mario Mori non nasconde la sua emozione ed esprime la sua soddisfazione per il verdetto.

Dell’Utri: «Un processo mostruoso»

«Questa assoluzione è una svolta non solo per me ma per la giustizia italiana, questo processo era mostruoso». Lo ha detto, in un’intervista all’Adnkronos, Marcello Dell’Utri, subito dopo l’assoluzione nel processo d’appello.

«Voglio ricordare e ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto in questi anni mi voglio invece dimenticare tutti gli altri, quelli che odiano», dice Dell’Utri, che ringrazia i suoi legali, gli avvocati Francesco Centonze e Francesco Bertorotta. «Voglio anche ringraziare le persone e tutti gli amici che mi hanno sostenuto sempre e che hanno creduto nella mia innocenza. Innanzitutto un ringraziamento ai miei familiari e agli amici, che sono tanti, tantissimi. Questa assoluzione è la risposta più bella a tutti gli odiatori».

«Tornare in politica? Non ci penso nemmeno lontanamente»

Alla domanda se lo aspettava, dice: «Onestamente no, io sognavo che mi assolvessero ma allo stesso tempo ero preoccupato. Sono sincero». Per i suoi legali hanno vinto “gli anticorpi della democrazia”. «Sì, direi che questa sentenza è davvero una svolta per me ma anche per la giustizia italiana. Avere debellato questo processo è una grande prova di democrazia giudiziaria, finalmente». Era tranquillo? «Io sono sempre stato tranquillo, se non lo fossi stato non saremmo qui a parlarne… ma sarò ancora più tranquillo adesso».  Ora Marcello Dell’Utri pensa a tornare in politica: «Ma sta scherzando? Non ci penso nemmeno lontanamente, io preferisco tornare ai miei libri».

La figlia di Subranni: «Mio padre assolto? La giustizia non ha prevalso»

«Grazie alla conoscenza profonda che ho del rigore etico di mio padre, grazie alla famiglia, agli amici, ai miei colleghi, non ho mai avvertito la necessità di una riabilitazione del mio cognome, scandito sempre a chiare lettere, a voce ferma, in ogni ambito istituzionale in cui ho lavorato. Si riabilitino gli altri, se possono, si riabilitino coloro che negli anni, a processo in corso, a vario titolo e livello, hanno leso mio padre, la sua indiscutibile “appartenenza” allo Stato, colpendolo al cuore irrimediabilmente, ferendo la vita di mia madre, la mia e quella di mio fratello». Lo ha detto Danila Subranni, figlia del generale Antonio Subranni.

«In questi anni ha vinto l’uso “creativo della giustizia»

«Per quel che ci riguarda, chiederemo che ne rispondano a uno a uno, nei modi possibili che la legge ci consentirà di perseguire. In base al principio di garanzia che vale per tutti: chi sbaglia, paga – dice – Tutto questo nell’amara consapevolezza che la giustizia, comunque, non ha prevalso. Perché in questi anni ha vinto l’uso “creativo” della giustizia, che ha coinvolto un servitore dello Stato, la torsione della verità per fini ambigui, in ultimo per una vana gloria, peraltro mai raggiunta da coloro che sulla condanna di mio padre avevano investito. Un immenso grazie al nostro avvocato, Cesare Placanica, un professionista di alto livello, che con passione e generosità ci ha accompagnato in questo difficile e lunghissimo percorso, portando avanti una linea di difesa elegante, coraggiosa, seria. Uno per tutti, voglio ricordare con orgoglio un attacco che è stato scritto con disprezzo e che, invece, conteneva una bellissima verità: sì, è vero, noi siamo una “famiglia di Stato”», conclude.

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