“Trattativa” e “Mafia capitale”: flop giudiziari, ma non politici. Il successo dei 5Stelle è figlio loro

24 Set 2021 16:13 - di Marzio Dalla Casta
Trattativa

Prima la sentenza su Mafia Capitale, ora quella sulla trattativa Stato-mafia. Che cos’hanno in comune questi due verdetti? Poco, anzi niente, se guardiamo al merito delle inchieste e dei processi che li hanno generati. Molto, invece, se inquadriamo il contesto politico attuale. Nessuno può infatti negare che Trattativa (soprattutto) e Mafia Capitale rappresentino il fondale dello spettacolo grillino per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi tre lustri. Ne ha irrobustito la narrazione e nobilitato le finalità, fino a convincere la maggioranza relativa dei cittadini che in Italia la politica altro non fosse se non la continuazione dell’attività mafiosa con altri mezzi e viceversa. Che dite, ci ritroveremmo con Virginia Raggi sindaco di Roma senza la fantasia (secondo il giudizio della Cassazione) di una mafia capitolina?

No “Mafia capitale”, no Raggi sindaco

E ci ritroveremmo con tanti 5Stelle in Parlamento, compreso un improbabile presidente della commissione Antimafia, senza il dai e dai dei vari Travaglio, Santoro, Sabina Guzzanti e Ingroia con al seguito calunniatori del calibro di Massimo Ciancimino sulla tesi – ieri smontata dalla Corte d’assiste di Palermo – della trattativa tra carabinieri del Ros e picciotti corleonesi? O l’ancor più improbabile Fefè Bonafede a Guardasigilli? Difficile. E i primi a saperlo sono proprio i beneficiari dei due clamorosi flop giudiziari. Non stupisce perciò il loro imbarazzo di fronte ad una sentenza che ha fatto accartocciare anche il loro ultimo castello di cartapesta.

I grillini veri sconfitti dalla sentenza sulla trattativa Stato-mafia

Giuseppe Conte è in silenzio stampa. In compenso, abbiamo potuto apprezzare lo slalom dei parlamentari delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, usciti dal loro tradizionale riserbo solo per dire che «le sentenze non si commentano ma si rispettano». Dev’essere una decisione recente, visto che solo ieri le leggevano nelle pubbliche piazze per mettere alla gogna gli avversari. Lo ricorderà bene  quella piccola folla estasiata che tre anni fa Alessandro Di Battista intrattenne davanti ai cancelli della dimora berlusconiana di Arcore cogliendo fior da fiore dalla sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri (ieri assolto per la Trattativa). Ma per quanto siano abili a scansare la realtà, i grillini sono i veri sconfitti del dissolvimento della tesi dell’inciucio Stato-mafia. Così come lo furono con la sentenza di Mafia Capitale. Aspettino pure – come hanno detto – di leggere le motivazioni della sentenza: vi troveranno l’epitaffio della loro fasulla e abusiva narrazione.

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