Greta Thunberg non basta, spunta la “gemella” africana Vanessa Nakate: “Sul clima solo bla bla…”

28 Set 2021 18:15 - di Robert Perdicchi

La crisi clima è solamente un sintomo di una crisi di più ampio respiro: la crisi della sostenibilità, la crisi sociale, della disuguaglianza. Una crisi basata sull’idea che alcune persone valgono più di altre. Stiamo ancora andando velocemente nella direzione sbagliata”. Così Greta Thunberg, la giovane attivista svedese in occasione dell’apertura dei lavori della Youth4Climate a Milano. “Dicono che vogliono delle ‘soluzioni’ ma non si può risolvere una crisi che non si conosce; non si può equilibrare, bilanciare un budget se lo si ignora e se non consideriamo il passato”, ha aggiunto l’attivista del clima, che la sinistra utilizza per battaglie politiche spesso controproducenti o solo di facciata.

Greta Thunberg a Milano con Vanessa Nakate

Greta Thunberg è al Mico di Milano per confrontarsi e lavorare a una carta negoziale sui cambiamenti climatici in vista della Cop26 di Glasgow. Arrivata in treno da Francoforte, ha rifiutato la scorta e, con lo zaino in spalla, si è messa in fila per i controlli. La giovane ha aperto i lavori insieme all’altra giovane attivista, l’ugandese Vanessa Nakate (in alto accanto a Greta) e sono oltre 400 i giovani di tutto il mondo che si sono dati appuntamento nel capoluogo lombardo. E’ la prima volta che, grazie all’Italia che ha proposto all’Onu questo evento all’interno del calendario della Cop26, organizzata in partnership con il Regno Unito, i giovani passeranno dalla protesta alla proposta in nome della difesa del clima e del pianeta.

“I nostri leader – ha sottolineato Thunberg – difettano da azioni, ed è intenzionale e questo è un tradimento. Non possono asserire che ci stanno provando. E’ chiaro che non lo fanno. Selezionano dei giovani, come noi adesso, facendo finta che ci ascoltano ma non è vero. Non ci hanno mai ascoltato. Guardiamo le statistiche: le emissioni continuano ad aumentare. La scienza non mente“. “Possiamo ancora invertire la rotta. La speranza non è un bla bla bla; la speranza è dire la verità, vuol dire agire e la speranza viene sempre dalla gente” ha sottolineato Greta.

L’arringa dal palco: “Vogliamo giustizia climatica”

“Cosa vogliamo? Giustizia climatica. Quando la vogliamo? Ora. Noi vogliamo un futuro sicuro e una giustizia climatica”, ha detto ancora la giovane attivista svedese. Il cambiamento climatico, ha sottolineato Greta, “non è solo una minaccia; è soprattutto un’opportunità per creare un pianeta più verde, più sano. Quando si parla di cambiamento climatico io penso subito a posti di lavoro, ai green jobs. Dobbiamo trovare una transizione senza traumi perché non c’è il piano b, non c’è il piano bla bla bla. Non si può più andare avanti con il bla bla bla”.

“E’ tutto quello che sentiamo dai nostri leader: parole che sembrano bellissime ma per ora non hanno ancora portato alcuna azione. Le nostre speranze e sogni annegano in queste parole vuote. Ovviamente ci serve un dialogo costruttivo ma sono 30 anni che sentiamo bla bla bla e dove siamo? Più del 50% di tutte le emissioni di CO2 sono avvenuta dal 1990 in poi e un terzo dal 2005 in poi. Tutto questo mentre abbiamo sentito che cosa i leader avrebbero voluto fare ma nessuno sa che cosa hanno fatto” conclude Greta.

Una standing ovation anche per Vanessa Nakate

Una standing ovation è arrivata per Vanessa Nakate la quale ha fatto un discorso che ha posto l’accento sulle disuguaglianza sociali e su come il cambiamento climatico abbia effetti e costi diversi in ogni paese. “L’Africa è responsabile solo del 3% delle emissioni globali ma gli africani subiscono gli impatti maggiori del cambiamento climatico” ha affermato Vanessa che alla fine del suo discorso, tornando al suo posto, si è commossa per gli applausi ricevuti dai ragazzi in sala.

“I leader osservano un pianeta danneggiato, perso. Prima si pensava che questo succedesse solo nel sud del mondo ma non è così. La perdita e il danno adesso sono possibili ovunque nel mondo. Ovunque io vada i leader dicono che manterranno gli impegni ma sono poche sono le prove dei centinaia di miliardi di dollari che sono stati promessi per aiutare i paesi vulnerabili dal punto di vista climatico. Questi finanziamenti sono stati promessi entro il 2020 ma siamo ancora in attesa”, ha detto ancora Nakate. “Ma vi è una cosa di cui non parlano mai i leader mondiali, ovvero della perdita e il danno derivanti dalla crisi climatica per noi. Ridurre ed evitare: non è più sufficiente perché non ci si può adattare a tradizioni perse, a storia persa. Non ci si può adattare alla morte per fame e non ci si può adattare all’estinzione”, ha sottolineato l’attivista ugandese concludendo: “L’azione climatica non è qualcosa che si può scegliere ma abbiamo bisogno anche di affrontare il concetto di perdita e danno che sono già una realtà. È giunto il momento di occuparci di chi è più vulnerabile. E’ giunto il momento che i leader si svegliano. È ora di mantenere le promesse”.

La due giorni della Youth4Climate

Le prime due giornate della Youth4Climate saranno dedicate ai gruppi di lavoro tematici, mentre il terzo giorno si terrà un dibattito tra i giovani e i ministri partecipanti alla Pre-Cop26. La carta negoziale dei giovani affronterà quattro tematiche: ambizione climatica; ripresa sostenibile; coinvolgimento dei soggetti non statali; una società più consapevole delle sfide climatiche. Le proposte che saranno avanzate dai giovani saranno messe a disposizione dei successivi negoziati internazionali relativi all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ai dibattiti in seno all’Ecosoc e all’Unfccc.

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