Regione Lazio in tilt, l’esperto smonta Zingaretti: “Macché terrorismo, questo virus si prende sui siti porno”

2 Ago 2021 19:53 - di Davide Ventola
Zingaretti virus

Niente Covid, da 24 ore Nicola Zingaretti è alle prese con un altro tipo di virus. Un attacco informatico al sito della Regione Lazio. Il governatore del ha parlato addirittura di “attacco terroristico” senza precedenti. Pirati informatici che agiscono dall’estero.

Si sarebbe quindi scatenato un complotto di hacker mondiali per ottenere i dati delle Asl di Latina, Rieti e Viterbo? Diabolici terroristi internazionali? Agguerriti no-vax che hanno acquisito raffinate conoscenze informatiche? Il tutto per ottenere cosa? Fossero stati no-vax avrebbero distrutto come minimo la banca dati. Al momento, invece, il virus ha solo bloccato il sito. Si parla addirittura di una fantomatica richiesta di riscatto.

Il virus per Zingaretti è stato inserito da “terroristi”

L’agenzia Adnkronos ha interpellato Fabio Ghioni, esperto in materia, che traccia un quadro molto più banale.

Ipotizza infatti che un maldestro dipendente abbia navigato su un sito a rischio (in genere sono porno o d’azzardo) e abbia inavvertitamente scaricato il virus. O, per meglio dire, il malware. «È un atto di hackeraggio, ma non c’è alcuna azione terroristica dietro, alcun interesse geopolitico, né alcun desiderio di sabotare le istituzioni. Non c’entrano i NoVax nè il Covid». Con queste parole Ghioni, esperto a livello mondiale in sicurezza e tecnologie non convenzionali, consulente strategico per diversi organismi governativi e internazionali, commenta l’attacco hacker ai danni del portale della Regione Lazio per la prenotazione dei vaccini anti Covid.

«Può capitare a chiunque – spiega Ghioni – e la polizia postale conosce perfettamente questo fenomeno. Probabilmente la disattenzione di un dipendente ha causato tutto ciò, ma non possono dirlo e stanno strumentalizzando l’accaduto».  

“Di attacchi così ne avvengono decine al giorno”


«Si tratta – continua Ghioni – di un ransomware, un malware che dal 2007 usano degli hacker dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Algeria con richiesta di denaro. Dal 2015 i riscatti vengono chiesti in bitcoin. Questo virus cripta i contenuti del pc e non ha chiave di sblocco: anche chi paga non può poi più sbloccare nulla. Alle aziende e agli utenti che mi scrivono – a decine ogni giorno – perché gli hanno bloccato i computer, consiglio di dotarsi di un backup a 24 ore. Questi attacchi succedono continuamente ogni giorno, solo che non lo dicono».

“La talpa? Sarà stato un dipendente maldestro”


Ma come si inseriscono questi virus nei computer? «Un dipendente di un’azienda, di un’ente o di un ministero, navigando per esempio su un sito porno o d’azzardo, clicca involontariamente su un popup con dentro il malware e il gioco è fatto. Inoltre, è possibile installarlo involontariamente anche scaricando un programma gratuito da dei siti oppure cliccando su un link ricevuto per posta da una mail che sembra essere quella di un amico o della propria banca ma in realtà è uno spam. I dipendenti pubblici dovrebbero fare un corso per non andare in certi siti e per sapersi comportare sul web», conclude ironicamente Ghioni.

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