I rapporti tra sinistra e Mps, sponsorizzazioni e finanziamenti. L’inchiesta sulla banca “vicina al Pd”

14 Ago 2021 12:02 - di Milena Desanctis
Mps

Si torna parlare dei rapporti tra sinistra e Mps.  Nei giorni scorsi era stato duro l’attacco di Giorgia Meloni contro il piano di vendita di Mps a Unicredit.  «Non abbiamo pregiudizi ma solo come sempre il faro dell’interesse nazionale. Con una premessa: occorre che i cittadini sappiano quanto costa allo Stato il salvataggio della banca che per decenni è stata gestita dalla sinistra». Gestita «prima dal Pci e poi dai suoi eredi del Pd. Potremmo chiamarla la “cassaforte” degli scandali».  Ora in un’inchiesta il Giornale svela: «I nomi ci sono, ma a essere note sono solo le cifre del foraggiamento ai partiti della banca vicina al Pd, senza specificare il “chi”». Lo scrive il giornalista Massimo Malpica in un articolo dal titolo Finanziamenti, sponsorizzazioni e prestiti. Lo stretto legame tra Pd e Monte dei Paschi.

Mps, l’inchiesta del Giornale

Sono poche le eccezioni, «come le annuali, prevedibili sponsorizzazioni delle feste dell’Unità e poi delle feste del Pd nell’area del Senese da parte di Mps, che “timbrava” col suo logo gli eventi dem. O la fondazione dalemiana, Italianieuropei, a cui nel 2009 andarono quasi 600mila euro di pubblicità». E poi si legge ancora: «E lo stesso ex grande capo di Fondazione Mps e poi della stessa banca, Giuseppe Mussari, a titolo personale, tra 2002 e 2012, ha erogato lecitamente al Partito democratico quasi 700mila euro di finanziamenti, eloquenti quanto al rapporto in essere tra il management e il partito “di riferimento” della banca». Ecco cosa scriveva il blog delle Stelle nel novembre del 2016: «Il Monte dei Paschi di Siena è stato usato come un bancomat dai partiti, ex Ds poi Pd in testa».

I finanziamenti “alle sigle politiche”

Si ricorda ancora: «Così nel 2018 i manager di Mps ammettono che la banca aveva erogato finanziamenti a favore di 13 differenti partiti politici, ritrovandosi crediti per circa 10 milioni di euro, il 97 per cento dei quali deteriorati ovvero “non performing”. E oltre ai soldi distribuiti alle sigle politiche, chissà quali, c’erano altri 67 milioni di euro di finanziamenti erogati a persone politicamente esposte, ossia, raccontava il Fatto Quotidiano, “persone fisiche che occupano o hanno occupato importanti cariche pubbliche come pure i loro familiari diretti o coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami”. E di questo tesoretto di crediti vantati, aggiungevano nelle risposte agli azionisti i dirigenti del gruppo Monte Paschi, ben 61 milioni erano “non performing”».

«I crediti nei confronti di due partiti (rimasti anonimi)»

Il tema è poi tornato di attualità la scorsa primavera, scrive ancora il quotidiano, «quando i piccoli azionisti hanno ribadito gli stessi quesiti ai manager prima dell’assemblea dei soci tenuta ad aprile, ed è saltato fuori che a tutto il 2020 Mps vantava ancora crediti ma solo nei confronti di due partiti (sempre rimasti anonimi) per la più esigua cifra di 102mila euro (un anno prima i partiti erano 8 e il credito pari a 1.547 milioni di euro, 1,536 dei quali “in sofferenza”) e a fare due conti viene da pensare che si tratti del solito dato «depurato» dai crediti deteriorati, anche se gran parte di questa cifra (97.930 euro, riferibile a un solo partito dei due finanziati) era “non performing”».

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