M5S, Letta brinda alla mancata scissione dei grillini. Ma nel Pd cresce la paura per il ddl Zan

12 Lug 2021 9:10 - di Michele Pezza
Letta

Vista dal Pd, la tregua scattata nel M5S tra Conte e Grillo ha l’aspetto dello scampato pericolo. In questi giorni di passione per il movimento, Enrico Letta ha temuto che la possibile scissione avrebbe comportato il disimpegno grillino verso Draghi lasciando lui a sostenere il governo in compagnia di Matteo Salvini. Un esito che avrebbe dato il colpo di grazia alla sua già fragile strategia, tutta incentrata nel rapporto con i 5Stelle. Almeno per ora, questo politico non c’è più. Ma non per questo tutte le preoccupazioni sono cessate. Tutt’altro: nel Pd fa riflettere la posizione assunta da Conte sulla riforma Cartabia in materia di prescrizione.

Sempre più fragile la strategia di Letta

Sul punto l’ex-premier difende a spada tratta quella precedente che reca la firma dell’ex-guardasigilli Alfonso Bonafede con il pieno appoggio del giornale di Marco Travaglio. Parliamo di uno dei provvedimenti-bandiera del Conte-1, di certo uno tra i più identitari per i grillini. Ieri Letta si è affrettato a mettere le mani avanti citando la giustizia come uno degli argomenti di disaccordo tra lui e il leader in pectore del M5S. Ma è solo un modo per esorcizzare il problema. Di certo Conte non può inaugurare la propria leadership ammainando la bandiera della prescrizione o annacquandola di molto, ma è altrettanto vero che il Pd non può pensare di costruire un’alleanza strategica con chi punterebbe a logorare Draghi.

I timori per i franchi tiratori grillini

Tanto più che in vista della definizione della perimetrazione del “campo largo” della sinistra, Letta è impegnato a definire e a rafforzare l’identità del suo partito. Un obiettivo che s’incrocia con la necessità di approvare il ddl Zan al Senato così com’è, cioè senza mediazione. Un “prendere o lasciare” che potrebbe indurre in tentazione i 5Stelle scontenti ad affossare il provvedimento. È il motivo per cui i capi di Base riformista – da Marcucci a Guerini, a Lotti – insistono per non far cadere nel vuoto l’appello alla mediazione di Renzi. Significherebbe modificare il testo sull’omotransfobia e rispedirlo alla Camera. Ma è proprio quello che Letta non vuol fare. Con il rischio di far crescere il numero dei franchi tiratori tra i grillini. E, in parallelo, i timori nel Pd.

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