Casaleggio dopo la delusione Rousseau: “ecco la mia nuova creatura digitale Camelot”

27 Lug 2021 11:01 - di Roberto Frulli
BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO

La definisce una “Benefit Corporation che perseguirà finalità di beneficio comune ad alto valore sociale come la promozione della cittadinanza attiva e digitale“: David Casaleggio,  in un’intervista al Corriere della Sera, tratteggia il volto di quella che è la sua nuova creatura digitale, “Camelot”.

La nuova piattaforma informatica che va a sostituire, dopo anni di impagato servizio, Rousseau, – alcuni avidi deputati grillini hanno lasciato un buco finanziario a vari zeri e se la sono data a gambe levate senza pagare i debiti – sta già riscuotendo, sostiene Casaleggio, un certo interesse all’estero e fra le aziende.

Casaleggio, che non pecca certo di modestia,  non fa fatica a dire al Corriere che, “attraverso le mie competenze di innovazione digitale ho contribuito per 15 anni a costruire un movimento politico che ha raggiunto risultati straordinari andando tre volte al governo e raggiungendo importanti primati a livello mondiale grazie a Rousseau”.

Ora però, dice Casaleggio, non è più tempo di guardare al passato ma al futuro. A Camelot, appunto perché “la nostalgia – sostiene l’ex-amico e compagno di strada di Grillo – è un sentimento di chi guarda al passato e ha paura di rimettersi in gioco. Ora occorre rilanciare e portare la partecipazione ad ogni livello, non solo politica.

Dunque archiviata l’era Rousseau e gettata alle spalle la traumatica separazione con il mondo Cinque Stelle e con l’ex-amico Beppe Grillo alle prese, a sua volta, con la mission impossible di conciliare la coerenza con i fatti, Casaleggio jr.  parla della sua nuova vita e del suo nuovo progetto Camelot.

A esaltare Casaleggio è l’idea che questa Camelot si basi sul principio delle Benefit Corporation – l’Italia ne conta, finora, circa 300 ed è stata la seconda nazione al mondo ad adottare questa forma imprenditoriale dopo gli Usa e la prima in Europa – che perseguono, oltre ai comuni obiettivi di profitto, anche un impatto positivo sulla società e sulla biosfera, secondo le più recenti tendenze.

“Abbiamo deciso di abbracciare questo modello innovativo di fare impresa, anche se abbiamo più responsabilità e sia più impegnativo di altri – spiega Casaleggio al Corriere – perché vogliamo far radicare un modello concreto che contribuisca alla trasformazione dello strumento della delega in partecipazione efficace”.

Sarà il mercato ora a stabilire se quel modello sia adatto allo strumento che Casaleggio ha progettato. “Abbiamo ricevuto diverse richieste dai privati, ma valutiamo anche progetti interessanti nell’ambito politico e istituzionale, perlo più dall’estero“.

In Italia, in effetti, Casaleggio ha già avuto modo di sperimentare con Rosseau. E lo si può dire: alla fine è stato un fallimento.

I Cinque Stelle, abbagliati dal potere, hanno fatto esattamente il contrario di quello che decideva su Rousseau la base. Non solo.

Pur utilizzando Rousseau, molti deputati grillini se ne sono ben guardati dal pagare il servizio. Insomma il modello Rousseau è fallito sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista etico-rappresentativo. Forse, all’estero, a Camelot andrà meglio.

 

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