Si scrive Anpi, si legge “Grande Fratello”: così i comunisti falsificano la storia

4 Giu 2021 17:48 - di Marzio Dalla Casta
Anpi

È ufficiale: se un giorno uno storico scoprisse che il carteggio Churchill-Mussolini non era una bufala, potrebbe pubblicarlo solo nel caso i documenti ivi contenuti confermassero la vulgata ufficiale sul fascismo e sul suo Capo. Diversamente non potrebbe, perché l’Anpi non vuole. Strano, ma vero, come ben sa chi ha letto la notizia della nascita dell’ennesimo Forum delle associazioni antifasciste con uno scopo tutto suo: «Diffondere la conoscenza della recente storia italiana contro ogni tentativo revisionistico (…)». Se tanto ci dà tanto, da oggi lo storico cessa di essere tale – cioè uno che investiga sul passato al fine di meglio capirlo e interpretarlo – per trasformarsi nel guardiano dell’opinione dominante.

Ennesimo Forum antifascista a guardia della Resistenza

Altrove, una minchiata del genere non se la filerebbe nessuno, tanto essa è antiscientifica e pacchiana, prima ancora che partigiana. In Italia, al contrario, riceve zuccherosi messaggi di saluti dai presidenti Fico e Casellati. E se del primo non ci meravigliamo affatto, l’adesione della seconda un po’ – direbbe Totò – ci sconfinfera. Ma tant’è, e nulla più della sigla “Anpi” basta a mandare in solluchero le nostre cariche istituzionali. Basta la parola, come la réclame del Carosello su un famoso confetto lassativo.  Davvero un peccato che Gianpaolo Pansa non ci sia più. A lui l’antifascismo non doveva insegnarlo nessuno, ma non per questo ha esitato ad indagare e ad approfondire tanti risvolti inconfessabili della guerra partigiana.

L’Anpi «controlla il passato per controllare il futuro»

Che farà ora il Forum, manderà al rogo i suoi libri solo perché raccontano la Resistenza fuori dalla retorica d’ordinanza? Non dovrebbe, stando almeno allo scopo dell’iniziativa, che è anche di «difesa dell’autonomia della ricerca storica». Ma come si concilia tale obiettivo con la asserita contrarietà ad «ogni tentativo revisionistico»? L’uno esclude l’altra. Non per i comunisti dell’Anpi, da sempre abituati a sostenere una tesi ed il suo opposto restando nel recinto dell‘ortodossia. Si chiama bipensiero e ne parla George Orwell in “1984”. È un tic disvelatore di cultura totalitaria. Non l’unico, per altro, del Grande Fratello che s’attaglia alla perfezione allo scopo del Forum antifascista. «Chi controlla il passato, controlla il futuro», scriveva infatti Orwell nel 1949. Un insegnamento che l’Anpi applica ancora oggi.

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