Sgarbi ridicolizza la Raggi: «Le intitolerò un vespasiano, ha distrutto l’immagine di Roma»

21 Giu 2021 10:30 - di Fortunata Cerri
Sgarbi

Vittorio Sgarbi in pista per l’assessorato della Cultura a Roma. Vuole ridare dignità e  ruolo alla Capitale e per questo punta a trasformarla in una Louvre a cielo aperto. «Sono riuscito nell’intento a Sutri, vuole che non ce la faccia con i tesori che ci sono a Roma?». In un’intervista a La Verità il critico parla dei suoi programmi. «Oggi nell’Urbe tutto è spento e morto. Io dico che il patrimonio di Roma è la sua storia millenaria». E attacca la Raggi: «Pensa che il patrimonio di Roma sia il nuovo stadio». E poi ancora: «Se diventerò assessore le intitolerò un vespasiano. Come fosse un monumento alla sua amministrazione».

Sgarbi: «Ha distrutto l’immagine di Roma con la storia della mafia»

Sgarbi punta il dito: «Lei con altri, per amore della popolarità, si è divertita a distruggere l’immagine della città con la storia della mafia». E spiega: «Siccome per certi magistrati Palermo è la città gloriosa di Falcone, oggi le toghe romane cercano di far diventare Roma come Palermo. È stata un’operazione precisa. Prendi due poverini come Buzzi e Carminati, che hanno combinato quattro fregnacce di piccola corruzione, e li fai diventare capimafia». “Immagino si riferisca all’inchiesta di Mafia Capitale”, gli chiede il giornalista de La Verità.  «Quella roba è servita a Pignatone e alla Raggi – risponde Sgarbi –.  Si sono inventati Roma mafiosa per poter ergersi ad eroi antimafia. Peccato che oggi anche la Cassazione abbia riconosciuto che a Roma la mafia non c’era. E questi insistono».

«Siamo impazziti?»

A questo punto puntualizza: «Quando Domenico Spada diede una testata a un giornalista, parlarono di “testata mafiosa”. Ma se io do una testata all’amante di mia moglie, cosa c’entra la mafia?». E i Casamonica? «Stessa storia. La quadriga che trainava la carrozza ai funerali? Hanno fatto diventare mafia anche quella carnevalata di zingari». «C’era anche la musica del Padrino, era tutta una messinscena. Non capiscono che la mafia vera ha una sua discrezione, invece questi fanno gli sboroni». Cosa ci vuole dire? «Non accetto che quando dici Parigi pensi al Louvre e quando dici Roma pensi alla mafia. Siamo impazziti?».

Sgarbi: «Ottanta musei, mi divertirò come un matto»

A questo punto parla delle sue idee per far risorgere Roma. «Con ottanta musei e siti archeologici ovunque, mi divertirò come un matto. Terrò tutto aperto anche di notte. Se riusciamo a collegare, in unico plesso, il comparto dei musei vaticani, musei capitolini, musei di stato e musei privati, Roma avrà una potenza di fuoco in grado di far impallidire il Louvre. Ma ogni museo va messo a sistema». E all’orizzonte si scorge il Giubileo del 2025. «Voglio coinvolgere Rutelli e Veltroni: perché no? Io avrei fatto direttamente il sindaco, se non avessero messo il veto ai candidati politici. Allora ho fatto un passo indietro e ho inventato il tridente».

«Un tridente con Michetti e Matone? Più una Trinità»

E poi ancora: «Più che un tridente lo definirei una Trinità… Una Trinità nella quale io rappresento lo Spirito Santo. Ma mentre quella di centrodestra è una trinità una e trina, che combatte insieme, al contrario gli altri candidati sono tre ma uno contro l’altro armati. C’è una bella differenza». Sgarbi  parla anche di numeri e fa delle previsioni. «Al ballottaggio ci va Gualtieri, che sta intorno al 25. Calenda non va oltre il 10, mentre la Raggi (…) non va oltre il 15. Il centrodestra viaggia sul 45». Sì, ma al ballottaggio si uniranno tutti contro il centrodestra, in una sorta di chiamata alle armi? «No, tutti quei candidati faticheranno a mettere insieme i loro voti, e Gualtieri non riuscirà a raddoppiare i suoi».

Una mostra su Roma fascista

Poi descrive Michetti:  È «un personaggio diretto, rappresenta bene le periferie. La Matone è un po’ più sofisticata, ma anche lei con un seguito popolare. In qualche modo sono equivalenti, e quindi mi sono inventato il tandem». E infine chiarisce l’idea  sulla mostra su Roma fascista. «Il periodo fascista è stato l’ultimo momento di grande architettura di questa città. È un’idea coraggiosa: non bisogna avere paura del passato. Bisogna capirlo».

 

 

 

 

 

 

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