L’Università di Princeton “condanna” greco e latino: via dalla facoltà. “Catastrofe spirituale”

1 Giu 2021 10:57 - di Adriana De Conto
greco latino Princeton

E dopo quest’ultima follia dell’Università di Princeton di tagliare il greco e il latino dalle facoltà, Paolo Del Debbio ha detto basta. Su la Verità non ha potuto esimersi dallo sferrare un poderoso attacco alla cultura della cancellazione che sta facendo strage della cultura dell’occidente e dlla storia del pensiero. Per motivi risibili. La cultura classica sarebbe all’origine della cosiddetta «white culture», la cultura dell’uomo bianco: “dalla quale sarebbero derivati colonialismo, nazismo, il fascismo e soprattutto il razzismo. Non è servito a nulla – leggiamo – neanche quello che ha detto uno dei più grandi studiosi afroamericani, Cornel West“.

Lo studioso afroamericano: “Martin Luther King leggeva Socrate”

Lo studioso ha ricordato in un recente intervento che «Martin Luther King leggeva Socrate» e ha definito l’iniziativa “una catastrofe spirituale” sul Washington Post. Eppure la ragionevolezza è in minoranza e dopo l’università di Howard di Washington  anche Princeton ha decretato che latino e greco e vadano aboliti. In particolare, la facoltà di studi classici di Princeton ha deciso di eliminare l’obbligo, per i laureati in materie classiche, di conoscere il greco e il latino per poter poi accedere ai corsi di specializzazione. “Condannati” Cicerone, Catone & company.

Princeton, la follia del prof: “Latini e Greci giù dal piedistallo”

Fa da corollario a tale scempio la posizione di un professore di storia di Princeton: “Tale Dan-el Padilla Peralta, un classicista – informa Del Debbio-  ha dichiarato che spera che i greci e i romani siano tolti dal loro piedistallo pur a costo di distruggere la disciplina. Ora, anche all’ignoranza c’è un limite. Soprattutto se viene da università così prestigiose come Howard e Princeton. Tra l’altro a Princeton ci insegnò tale Albert Einstein”. Non è secondario: il professor  Padilla Peralta dovrebbe sapere che Einstein “ripetute volte si rifece ad una cultura umanistica interrogandosi sul senso di ciò che stava facendo e sul senso del mondo”.

Princeton, Del Debbio: “Democrazia e diritti sono nati in Grecia”

“Studi che mirano a far capire cosa significano quelle cose nel tempo in cui sono state scritte e quindi a relativizzarle all’epoca della loro origine” è l’essenza dello studio e della ricerca.  “Si dice che si vogliono togliere di mezzo i classici perché sarebbero all’origine della cultura dell’uomo bianco e quindi del razzismo. Chissà, se sanno che in Grecia è nata la filosofia e a Roma è nato il diritto?”.  A questi “democratici” americani andrebbe rinfrescata la memoria. Esce fuori tutto il furore del Del Debbio professore: “In Grecia nacque la filosofia nell’agorà, nelle piazze, dove si discuteva usando la ragione. (…).  Usare la ragione significa difendere le idee non per autorità ma per autorevolezza, per ragionamento ad armi pari: tu devi dimostrare che io ho torto non perché lo ha detto una divinità ma perché mi devi dimostrare che quello che dico è illogico, irragionevole, privo di senso”. E’ la storia del pensiero che gli iconoclasti della classicità vogliono far fuori.

Via latino e greco? “Gente degna delle barzellette”

“Il dissenso, la varietà di opinioni, sono la radice della democrazia che per l’appunto, guarda caso, è nata in Grecia ed è coeva dello sviluppo della filosofia antica.A Roma è nato il diritto – prosewgue Del Debbio nella sua disanima- . Ed è nato anche quello che si chiama diritto individuale”. Ossia: “Qui sono le radici dei diritti umani, Giustiniano è nato prima di Thomas Jefferson. La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 viene dopo la Dichiarazione della Rivoluzione francese e viene anche dopo la Magna Charta del 1215. Non c’è storico del diritto che non riconosca le ascendenze greco-romano-cristiane di questa storia millenaria dei diritti individuali”. La cosa assurda “è dover ricordare queste cose a due prestigiose università americane e ad alcuni dei loro esponenti”. E conclude: “Questa gente è a mala pena degna delle barzellette”.

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