La Russa: «Il partito unico? No, la gente ci vuole compatti ma ognuno con la propria identità»

14 Giu 2021 10:55 - di Redazione

Vento in poppa nei sondaggi, sciolto il nodo dei candidati a Roma, risolto il caso Copasir, Fratelli d’Italia va avanti a gonfie vele. E non teme la formula della federazione lanciata da Matteo Salvini. Ma dice no senza rimpianti al partito unico, rispolverato da Antonio Tajani. E propone nuovamente l’intergruppo parlamentare con Lega e Forza Italia.

La Russa e la federazione

“Non solo non ci sentiamo a rischio isolamento. Pensiamo addirittura che possa essere utile”, dice Ignazio La Russa in una lunga intervista a La Verità. “Lega e Forza Italia hanno la necessità di contrastare una forte presenza nel governo della sinistra. Che infatti aveva già costituito un inter-gruppo parlamentare. E si vede: in Parlamento arrivano progetti di legge ideologici che a sinistra sono stati studiati bene prima”.

FdI rilancia l’intergruppo parlamentare con Lega e FI

Un formula vincente. Già proposta da Giorgia Meloni per il centrodestra alla nascita del governo Draghi. Proposta rimasta lettera morta.  “Un intergruppo Lega-Fi-Fdi. A cui ora aggiungerei anche Coraggio Italia”, rilancia il senatore di FdI. Con l’obiettivo di coordinare l’attività parlamentare, “limitatamente ai punti del programma di centrodestra”.

No al partito unico, che si divide in bande

All’epoca gli alleati non risposero. “Giorgia penso che sarebbe ancora disponibile”, fa sapere La Russa. Che boccia invece l’ipotesi del partito unico. Senza rimpianti. “In questo momento non è possibile”, dice. Neppure guardando alle politiche del 2023. “La gente non lo vuole. Abbiamo avuto l’esperienza del Pdl e non è stata la più felice. Sia per noi, sia per Forza Italia. La gente, semmai, vuole che la coalizione sia unita”.

Un’unione di fatto già garantita dalla legge elettorale. “Nei collegi uninominali si presenta un solo candidato”, sottolinea La Russa. “Quindi, è come se fosse sostenuto da un partito unico. Dopodiché, ognuno manifesta la propria identità nei collegi plurinominali”. Niente partito unico, insomma. Il passato insegna. “Meglio unirsi sul piano dei contenuti e dell’amicizia. Piuttosto che finire intruppati in un unico partito. In cui magari ci si divide per bande. L’esperienza del Pd mi insegna questo“.

Nel governo Draghi c’è ancora troppa sinistra

Pochi sconti al governo Draghi. Se si esclude la svolta nella gestione commissariale dell’emergenza covid. «Ci sono certamente attività che il governo Draghi sta svolgendo meglio del governo Conte. Come quelle affidate al generale Paolo Figliuolo”. Dice l’ex ministro della Difesa. ” Si parla sempre male delle forze armate. Ma poi, quando c’è bisogno, ci si rivolge sempre alla capacità organizzativa e morale di un militare”. Da bocciare la politica sulle chiusure e sui vaccini. “Sulle regole anti Covid c’è ancora forte l’influenza della sinistra. La squadra di governo lascia a desiderare. Dopodiché, io sono pronto a riconoscere che Draghi rappresenta un netto miglioramento rispetto non solo all’ultimo presidente del Consiglio. Ma anche a quelli della passata legislatura”.

Draghi al Colle? Lo apprezziamo, ma è prematuro

Infine una previsione. La Russa non è troppo convinto che si vada a votare nel 2023. L’emergenza per la quale è nato il governo extra-large non è eterna. “Draghi potrebbe finire al Colle”, dice il senatore di Fratelli d’Italia. Che non si sbilancia. “È presto per parlarne. Ma sicuramente abbiamo rispetto della sua autorevolezza. Però non facciamo entrare nessuno in conclave da Papa, se no poi ne esce da cardinale…”.

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