Alain de Benoist: “Il politicamente corretto è la nuova Inquisizione: così neutralizza il pensiero”

5 Giu 2021 8:51 - di Gabriele Alberti
Alain de Benoist

E’ uscito il nuovo saggio di Alain De Benoist,“La nuova censura- Contro il politicamente corretto” (Diana edizioni). Una denuncia contro questa nuova forma di Inquisizione che sta tarpando le ali o annullando del tutto il pensiero critico. In nome di un Bene “mascherato”, che non è altro che l’intolleranza che si mette il vestito da benpensante. Al solito, lo scrittore e intellettuale che animò la Nuova Destra francese fornisce analisi profonde, scandagliando nel fondo di folli censure e cancellazioni che stanno oscurando il buon senso comune. «Oggi gli intolleranti vogliono avere buona coscienza: silenziano gli altri credendo di essere nel giusto. E i media stanno con loro», scrive in un passo. Cogliamo fior da fiore alcune delle riflessioni contenute nel saggio che la Verità ha anticipato nell’edizione oggi in edicola. Un toccasana di questi tempi.

De Benoist, la nuova Inquisizione: ecco come agisce

Come funziona questa nuova Inquisizione? Il metodo è descritto da de Benoist, inizia così, con una “Denuncia virtuosa, la delazione benpensante e mimetica, imprimono il loro stile alla caccia alle streghe alla francese. Nelle redazioni, si è diffuso il gusto della delazione: vi si redigono liste di sospetti, vi si stilano elenchi delle persone “ambigue” ed “equivoche” (“non chiare”); ci si sforza di sorvegliare da vicino tutte le violazioni della “correttezza” ideologica […]”.

Nuove forme di censura inquinano il pensiero

L’Inquisitore, “Il cacciatore di eretici non indaga, non discute: denuncia, bracca, mette in condizioni di non nuocere quelli che designa come criminali e nemici, o addirittura nemici assoluti” […].  Diciamolo chiaramente: ci sono sempre state censure, discorsi che erano più facilmente accettati di altri e altri che si voleva veder sparire. Nessun settore dell’opinione pubblica – scrive de Benoist- nessuna ideologia, nessuna famiglia di pensiero vi è sfuggita. E molto spesso quelli che più si lamentano della censura sognano di poterne instaurare una a loro volta. Resta il fatto che le censure e le inquisizioni, nella società postmoderna, nella società degli individui, hanno assunto da alcuni decenni forme nuove. Tre fattori radicalmente nuovi vanno tenuti in considerazione”.

De Benoist: la censura vuole instaurare l’Impero del Bene

“Il primo è che oggi le censure vogliono avere una buona coscienza, la qual cosa non accadeva necessariamente una volta. Quelli che si danno da fare per marginalizzare, ostracizzare, ridurre al silenzio, hanno la sensazione di stare dalla parte del Bene. Il nuovo ordine morale si confonde oggi con quello che Philippe Muray definiva l’impero del Bene. Questa evoluzione è inseparabile dalla comparsa di una nuova forma di morale che ha finito con l’invadere tutto. […].

Secondo fattore chiave: “l’improvvisa comparsa del «politicamente corretto». La cappa asfissiante del politicamente corretto è la spia più significativa delle «nuove censure» che gravano sulla società e sulla democrazia europea, è il pensiero di De Benoist. In pagine di rara profondità di analisi e chiarezza espositiva, espone i termini e i meccanismi di questi nuovi dispositivi di potere e di controllo. E ne mette in luce le finalità subdole.

Questa onda lunga venuta d’oltre Atlantico non ha niente di aneddotico – al contrario. Indirettamente, è un’emanazione dell’ideologia dei diritti, a cominciare dal diritto di avere diritti”. Precisa de Benoist: “All’inizio sono rivendicazioni riguardanti il vocabolario o le formulazioni: coloro che si ritengono offesi, umiliati, sminuiti dall’uso di certi termini, regolarmente presentati come stereotipi, affermano di avere buone ragioni per esigerne la soppressione. I movimenti neofemministi e i sostenitori della «teoria del genere» sono stati all’avanguardia in questa rivendicazione; che potrebbe essere legittima se non fosse spinta fino all’assurdo”.

Prosegue “La nuova censura”:  A quanto pare, sono un uomo bianco dalla barba folta, ma se ho deciso che sono una lesbica nera in transizione, è così che mi si deve considerare. Sono nato più di settant’ anni fa: ma se mi attribuisco le caratteristiche di un uomo di quarant’ anni, è come tale che lo stato civile deve registrarmi. In fondo, sono l’unico che ha il diritto di parlare di me”.

Il ruolo dell’informazione

Il terzo fatto nuovo -leggiamo -è che la censura non è più principalmente propria dei poteri pubblici, ma dei grandi mezzi di informazione. Una volta le richieste di censura emanavano principalmente dallo Stato; e la stampa si vantava di svolgere un ruolo di contropotere protettore delle libertà. Tutto questo è cambiato. Non soltanto i mezzi di informazione hanno quasi abbandonato ogni velleità di resistenza all’ideologia dominante, ma ne sono divenuti i principali vettori”. Il saggio è pieno zeppo di analisi, esempi, ragionamenti che spingono fino all’assurdo gli assunti dominanti del mainstream contemporaneo .

Attacco al pensiero

La conclusione a cui giunge è che siamo attivati a questo punto:  “Il politicamente corretto è l’erede dell’Inquisizione, che intendeva lottare contro l’eresia individuando i cattivi pensieri. L’ideologia dominante è anch’ essa un’ortodossia che considera eretici tutti i pensieri dissidenti. In 1984, di George Orwell, Syme spiega benissimo che lo scopo della «neolingua» è di «restringere i limiti del pensiero»: «Insomma, renderemo impossibile il crimine tramite il pensiero, perché non ci saranno più parole per esprimerlo». È l’oggetto ultimo della nuova Inquisizione. Siamo vicino alla disfatta. Un’opera di anticonformismo critico che rappresenta una estrema barricata in difesa della libertà intellettuale.

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