Palamara, il trojan ha inviato un segnale al server d’intercettazione quando era ufficialmente spento

27 Mag 2021 17:46 - di Roberto Frulli
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Il trojan inoculato sul cellulare di Luca Palamara dagli investigatori delegati dalla Procura di Perugia è stato ufficialmente “spento” il 30 maggio 2019 ma, quattro mesi dopo, a settembre dello stesso anno, sul  server della società Rcs sul quale finivano le intercettazioni del telefonino dell’ex-pm romano è arrivato un segnale partito sempre da quell’apparecchio. Un “flash” inspiegabile. E che ora potrebbe tornare utile all’ex pm romano per contestare le intercettazioni.

La vicenda è venuta alla luce oggi in aula nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup di Perugia Piercalo Frabotta quando il vice ispettore della Polizia Francesco Sperandeo ha riferito sull’attività d’ispezione, disposta dalle Procure di Napoli e Firenze ed effettuata dalla Polizia Postale sul server, collocato fisicamente a Napoli di Rcs, la società che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per svolgere le intercettazioni a carico dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara.

Quel giorno di settembre 2019, dunque, è emerso un “contatto” partito dal cellulare dell’ex magistrato quando, invece, le attività di intercettazione si erano concluse ufficialmente a maggio dello stesso anno.

“L’elemento eclatante, sul quale anche il giudice è rimasto colpito – ha spiegato, all’uscita dell’udienza preliminare, l’avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex-pm Luca Palamara – è che la configurazione del trojan inoculato nel cellulare di Luca Palamara è iniziata il 2 maggio. E dai file di log risulterebbe spento l’8 settembre 2019. Mentre il decreto di cessazione delle attività di intercettazione è del 30 maggio 2019”.

Il vice ispettore della Polizia Francesco Sperandeo, ricorda il legale di Palamara, “non ha potuto escludere la possibilità che le attività siano continuate. Loro fanno delle ipotesi. Tra queste che potrebbe esserci stata un’indicazione di registrazione. Ovvero il trojan comunicava di essere ancora vivo e presente all’interno del telefono di Palamara. La Polizia Postale – ha sottolineato Buratti – non ha fatto un accertamento diretto ma indiretto su quello che diceva Rcs ma non hanno aperto i file ancora esistenti sul server. Ci sono una ventina di cartelle, di file, riferibili a Palamara”.

“Dall’esame di Francesco Sperandeo condotto prima dal giudice e poi dalla Procura è emerso che è stato fatto un accertamento assolutamente superficiale, per non renderlo irripetibile su questi server che sono allocati fisicamente presso la procura di Napoli. Non hanno potuto però riscontrare con certezza – riferisce il difensore di Palamara – che questo server sia stato effettivamente trasferito, come dice Rcs, il 4 aprile 2019 dai loro uffici alla sala server della Procura di Napoli”.

“La strada è quella di fare un approfondimento ulteriore e più incisivo, rispetto a quello che è stato fatto necessariamente superficiale perchè altrimenti sarebbe diventato irripetibile. Noi insisteremo per una perizia”, ribadisce il penalista.
L’udienza è poi proseguita nel pomeriggio con il controesame da parte della difesa di Palamara.

“Noi riteniamo che la questione degli impianti sia stata chiarita”, replica poco dopo il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone uscendo dall’udienza preliminare.

“E’ emerso un dato che può aprire una lettura ambigua – ha aggiunto – e cioè il fatto che c’è un contatto di questo spyware a settembre che a nostro modo è pero’ irrilevante – minimizza Cantone. – Ovviamente non c’è nessuna prova che sia stata fatta una registrazione ma c’è questo dato, un contatto che arrivava dal cellulare, come se ci fosse stato un impulso”.

La Procura di Perugia, insomma, ritiene “non necessaria” la perizia già richiesta dalla difesa di Palamara.
Secondo i pm del capoluogo umbro, che hanno chiesto il rinvio a giudizio di Palamara, inoltre le intercettazioni sono da considerarsi legittime perchè “rispettano i criteri e sono state fatte in modo rituale”.

La prossima udienza è in programma per il 4 giugno quando, sul punto, prenderanno la parola le difese e le parti civili. Sulla perizia, sentite tutti le parti, dovrà poi esprimersi il gup Piercarlo Frabotta.

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