Milano in piazza contro il ddl Zan. “Restiamo liberi”. Centri sociali respinti dalla polizia (video)

15 Mag 2021 19:28 - di Redazione

Oggi Milano è scesa in piazza per dire no al ddl Zan.  A una settimana dal corteo dei Sentinelli a favore della legge contro l’omotransfobia davanti al Duomo sfilano gli aderenti alla rete “Restiamo liberi”. Alla quale ha aderito l’associazione Pro Vita & famiglia. Una manifestazione simbolica di forte impatto.  I manifestanti sono scesi in piazza con un bavaglio rosso per denunciare gli errori di una legge liberticida, in attesa di approvazione al Senato. Tanti i cartelli con su scritto “Restiamo liberi di esprimerci”. Ma anche “La famiglia non è un reato di opinione“.

L’assalto dei centri sociali al popolo della famiglia

Tanto è bastato agli odiatori dei centri sociali per giocare alla guerriglia e tentare l’assalto al ‘pericoloso’ popolo della famiglia. Non sono mancati momenti di tensione e fronteggiamenti  con le forze dell’ordine. Quando alcuni militanti dei centri sociali Lambretta,  di provata fede ‘antifascista” e armati di fumogeni, hanno cercato di raggiungere piazza Duomo da via Arcivescovado. Dietro uno striscione con la scritta “Ddl Zan subito”.

Sono arrivati fino all’ex piazzetta Reale finché il servizio di ordine pubblico della questura li ha fatti arretrare fino in piazza Fontana con una carica. Gli scontri sono sono cominciati quando i manifestanti si sono avvicinati alla polizia. Non soddisfatti tra urla e insulti al senatore leghista Pillon (presente alla manifestazione insieme a Salvini) si sono diretti verso l’università Statale. Quando si sono avvicinati al Duomo il leader leghista era già andato via. Missione fallita per l’ultrasinistra a caccia di nemici.

Milano, “Restiamo liberi” in piazza contro il ddl Zan

“Siamo qui a manifestare contro il bavaglio al libero pensiero“, spiega Toni Brandi, presidente dell’associazione. “E perché  i nostri figli non vengano indottrinati alla teoria del gender. Con la scusa della giornata contro l’omofobia”. Un rischio concreto. “”Siamo in piazza per la libertà di tutti gli italiani. E contro il Ddl Zan che è ben sintetizzato dall’ultima copertina dell’Espresso. Dove si vede una donna, con la barba e con i seni asportati, incinta”. Così, in una nota, l’onlus Pro Vita & Famiglia presente con il vicepresidente Jacopo Coghe. E con il membro del direttivo Maria Rachele Ruiu che ha condotto la manifestazione.

Una legge sessista e discriminatoria

Il ddl Zan è una legge sessista e discriminatoria“, attacca  Coghe . “Che intende tacciare come omofobe o transfobiche tutte le voci di dissenso. Ora vi spiego  – ha detto davanti a migliaia di persone nonostante la pioggia battente – che le vere vittime del Ddl Zan saranno la libertà, le donne e i bambini. La libertà, perché manifestazioni come queste saranno considerate legali o illegali. A discrezione di un giudice. Le donne perché accadrà, come in Messico per esempio, che gli uomini si dichiareranno donne occupando così le quote rosa. O gareggiando negli sport femminili come già sta accadendo. I bambini perché l’ideologia del gender, che per anni ci hanno detto non esistere, è teorizzata all’articolo 1 del testo di legge Zan”.

Salvini e De Corato alla manifestazione

Tra i manifestanti anche Riccardo De Corato. “Oggi in Duomo ho partecipato alla manifestazione di dissenso al Ddl Zan”, ha detto il consigliere comunale di FdI e assessore lombardo alla Sicurezza. ” Una legge liberticida e ideologica che intende promuovere già nelle scuole le tesi gender. Per indottrinare i bambini e impedire ai genitori la libertà educativa”. L’esponente di FdI ha ricordato che le discriminazioni, comprese quelle per il sesso e l’orientamento sessuale, e i reati che ne conseguono, sono già puniti dal nostro codice penale. “Introdurre il nuovo ddl significa in realtà alimentare un cambiamento che porti a stravolgimenti della famiglia naturale. Come la maternità surrogata o l’adozione per le coppie omosessuali. Inoltre, il Ddl Zan punta a punire chi dissente da questo pensiero unico. Mettendo un bavaglio a chi non si piega all’ideologia gender“.

 

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