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Secolo d'Italia > Cronaca >

Martina Rossi, la Corte: precipitò dal terrazzo dell’hotel nel tentativo disperato di sottrarsi a uno stupro

14 Mag 2021 17:47 - di Penelope Corrado

Martina Rossi precipitò dal terrazzo dell’hotel dove alloggiava per sottrarsi a uno stupro. Si legge nelle motivazione della sentenza della Corte d’appello di Firenze, che ha condannato a 3 anni di reclusione Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Per tentata violenza sessuale di gruppo. Che ha causato indirettamente la morte della studentessa genovese di 20 anni. Precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca. Dove era in vacanza con le amiche.

Martina Rossi precipitò dal terrazzo per sfuggire a uno stupro

Al termine del processo bis dopo, il rinvio disposto dalla Cassazione, la Corte ha confermato il verdetto di condanna di primo grado in merito al delitto di tentato di stupro. Mentre quello di morte in conseguenza di altro reato è stato dichiarato prescritto. “La valutazione delle condotte in relazione al delitto di tentata violenza di gruppo – scrivono i giudici – porta a ritenere che fosse assolutamente prevedibile che Martina  avrebbe cercato la via di fuga nel terrazzo. Poiché l’uscita dalla porta di ingresso le era preclusa”. Indurre la ragazza a cercare ‘scampo’ attraverso il terrazzo comportava la preventiva valutazione che Martina, nel tentativo di fuggire – scrivono ancora i giudici – potesse mettere in atto azioni che la esponevano al rischio oggettivo di precipitare dal terrazzo della camera di albergo”.

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Le toghe escludono che la studentessa genovese avesse la minima intenzione di togliersi la vita. Il quadro delle condizioni psicologiche è quello di una ragazza “solare, soddisfatta del proprio percorso universitario, ricca di progetti per il proprio futuro da condividere con le sue amiche di sempre”.

La studentessa tentò di reagire all’aggressione

Inoltre è accertato che la ragazza tentò di reagire fisicamente all’aggressione. “La presenza dei graffi sul collo di Albertoni e di lesioni non compatibili con la caduta al suolo sul corpo di Martina Rossi fanno ritenere che all’interno della camera 609 avvenne colluttazione tra l’imputato e la ragazza”, si legge  nelle motivazioni della sentenza. Una colluttazione anche particolarmente violenta. “Tanto da determinare quella condizione di panico che spinse Martina a trovare rifugio nel terrazzo della camera. E durante la quale evidentemente si lacerarono i pantaloncini che indossava la ragazza”.

Confermate le condanne dei due aretini

Per la prima volta vengono presi in considerazione anche le ferite della ragazza (occhio tumefatto, il labbro spaccato, lesioni sulla spalla) non compatibili con la caduta. E la scomparsa dei pantaloncini del pigiama della studentessa.  Che “non trova spiegazione se non che entrambi gli imputati, o uno di loro, tolse con violenza i pantaloncini di Martina Rossi. Nel tentativo di avere con quest’ultima un approccio sessuale”.

Nelle motivazioni della sentenza si legge, inoltre, che “è ragionevole ritenere che Vanneschi spalleggiò l’amico e si frappose fra Martina e l’uscita dalla camera”. Martina Rossi quindi venne aggredita da entrambi gli imputati. Probabilmente su di giri per l’uso di hashish. Tentò di reagire con forza all’aggressione come dimostrano i graffi al collo dell’aggressore e le lesioni riportate. Quindi in preda alla paura cercò la via di fuga nel terrazzo. Qui ha tentato di attraversare il muretto divisorio con la camera adiacente. Dove avrebbe potuto certamente trovare rifugio. Purtroppo, per lo stato di choc, o per un fattore occasionale, come il distacco di un pezzo di muro, perse la presa e precipitò.

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