Luana, il macchinario gemello non ha la fotocellula che avrebbe salvato la giovane operaia

18 Mag 2021 10:44 - di Redazione

Nuovi ‘inquietanti’  indizi sulla morte di Luana D’Orazio, la giovanissima operaia di una fabbrica tessile vicino Prati risucchiata da un orditoio, che le ha stritolato il torace. Indizi che confermerebbero falle nel sistema di sicurezza. Che, è il sospetto della Procura, sarebbe stato manomesso per accelerare la produzione.

Luana, perizia choc: assente la fotocellula di sicurezza

Non ci sarebbe stata la fotocellula di sicurezza necessaria a far fermare il funzionamento del macchinario. In caso di situazioni di pericolo per chi ci lavora. Il drammatico dettaglio è emerso dalla perizia eseguita sull’orditoio gemello a quello in cui ha perso la vita la giovane donna. Madre di un bambino di 5 anni e mezzo.

Esaminato l’orditoio gemello a quello che ha ucciso l’operaia

“Il macchinario tessile – riporta La Nazione – è stato esaminato la scorsa settimana dal consulente nominato dalla procura di Prato. L’ingegnere Carlo Gini. Specializzato in automazione industriale. Insieme ai periti degli indagati per due indagati per omicidio (la titolare dell’azienda e il manutentore). E della famiglia della sfortunata ragazza”.

Manomessi i sistemi di sicurezza?

La notizia è trapelata  dagli ambienti investigativi che si occupano dell’incidente mortale di quel maledetto lunedì 3 maggio. All’interno della fabbrica di Oste di Montemurlo. L’orditoio,  marca «Karl Mayer, identico a quello che ha causato la morte di Luana non presenterebbe la fotocellula di sicurezza. Che avrebbe salvato la vita all’operaia. Ancora da eseguire  gli accertamenti tecnici sul macchinario al quale stava lavorando l’operaia al momento dell’infortunio per l’ingranaggio impazzito.

Il giallo della ragnatela sulla saracinesca di protezione

Agli atti dell’inchiesta c’è anche una fotografia che potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la dinamica dell’incidente. Ritrae una grossa ragnatela. Ritrovata su una colonna laterale del macchinario. Proprio dove scorre la barriera di protezione. Che avrebbe dovuto impedire a Luana di avvicinarsi quando la macchina era in funzione. La ragnatela indicherebbe che la persiana di sicurezza era inattiva da molto tempo. E non poteva sollevarsi quando la macchina era ferma. E abbassarsi quando era in funzione. Il sospetto della Procura è che il meccanismo sia stato manomesso per semplificare le procedure.

La prossima settimana l’esame sul macchinario di Luana

I magistrati pratesi continuano a sentire i colleghi di Luana D’Orazio (una ventina in tutto). E il consulente della procura si è preso una decina di giorni. Per analizzare il manuale. E le schede tecniche del macchinario. All’inizio della prossima settimana gli esperti esamineranno il secondo orditoio. Che sarà rimontato. E rimesso in funzione.

Omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche

Le ipotesi di reato sono due. Omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Al centro del dibattito fra i periti c’è il meccanismo di protezione del macchinario. Che sembra fosse stato disattivato. La velocità dell’orditoio al momento dell’incidente è oggetto di due contrapposte versioni. Per i legali degli imputati il macchinario non girava alla massima potenza. Quando la barriera (una sorta di saracinesca di protezione) dovrebbe essere abbassata. Ma in una fase iniziale o finale della lavorazione. La ricostruzione ipotizzata dalla procura, invece, colloca l’incidente mortale nel momento in cui l’orditoio era nel pieno della lavorazione. Si attende che la perizia riprenda per poter capire meglio che cosa è successo.

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