Giorgia Meloni reagisce agli insulti del prof: «Se questi sono i docenti, siamo messi proprio male»

1 Apr 2021 17:54 - di Adriana De Conto
Meloni
Un docente che trasuda insulti. Ancora una volta Giorgia Meloni è costretta a commentare queste bassezze. “Non siamo messi bene”. Ha ragione la leader di Fratelli d’Italia che dai suoi profili social riporta le ignobili parole partorite da Gabriele Di Luca, professione docente di Lettere. Parole testuali: “Una di quelle turiste vomitate dai pullman che arrivano qui durante il mercatino”. Per tacere del resto, che  la Meloni riassume in una grafica sul suo profilo Fb. Tutto molto triste.

Meloni: “Docenti che passano il tempo ad insultare me”

Fa rilevare Giorgia Meloni che “la sequela di insulti che leggete qui sotto arriva ancora da un docente, questa volta dell’Alto Adige. Ma è possibile – si chiede – che nella scuola e nell’Università italiana ci siano tutti questi odiatori che, invece di occuparsi dell’educazione dei nostri figli, passano il tempo ad insultare me e chiunque faccia parte di Fratelli d’Italia?”. Bella domanda, un quesito che la leader di FdI si pone da quando quell’altro “campione” della categoria, il professore di Siena Gozzini, non seppe far altro che trasudare infamie e volgarità.

“Queste persone così colte…”

Si chiede infatti Giorgia Meloni: “E’ possibile che queste persone così colte da essere scelte per insegnare agli altri non abbiano di meglio da dire, per criticarmi, che usare insulti e stereotipi dozzinali? Certo non siamo messi bene...”. Ha ragione da vendere. Siamo messi malissimo. Se un docente non sa dominare il suo linguaggio, non sa selezionare le parole che sono la sostanza del pensiero e della civiltà, che cosa ha imparato dai suoi studi e cosa pretende di insegnare? Nulla. Nulla perché basta leggere le parole con cui si giustifica per capire a che “altezze” siamo. Il tizio (scusate se fatichiamo a chiamarlo professore) è docente di italiano in una scuola di lingua tedesca che – audite audite- dovrebbe formare assistenti sociali. Ci mettiamo le mani nei capelli. Ancora: si dice “consapevole di ciò che scrivo” e precisa: “Ho usato una metafora abbastanza triviale che forza il linguaggio, ma non lo spacca”. Siamo alla frutta se lì in Alto Adige non hanno di meglio per “formare” le persone. Sì, siamo messi male.

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