La ‘fiamma di Hiroshima’ trasferita a Fukushima. Arde dal giorno del bombardamento Usa del ’45

10 Mar 2021 17:58 - di Redazione

La ‘fiamma di Hiroshima e Nagasaki’ sarà trasferita. Fu accesa dopo il tragico bombardamento atomico americano del 1945. Domani  si sposterà da un santuario di Tokyo a un tempio nella prefettura di Fukushima. La data scelta non è casuale. Avverrà domani, giorno del decimo anniversario del devastante terremoto. Seguito da uno tsunami che provocò l’incidente nucleare nella città giapponese.

La fiamma di Hiroshima si trasferisce a Fukushima

Il memoriale diventerà la “fiamma contro il nucleare”. Collegando le città di Hiroshima e Nagasaki, devastate dai bombardamenti atomici statunitensi, con Fukushima. E l’atollo di Bikini. Dove un test della bomba all’idrogeno degli Stati Uniti nel marzo 1954 espose il peschereccio Fukuryu Maru n.5 alla ricaduta radioattiva.

Il monito del sacerdote Hayakawa contro il nucleare

“Rifiutiamo il nucleare e i suoi danni. Che distruggono l’ambiente, le vite e le città”. Così al Japan Times Tokuo Hayakawa. Gran sacerdote del tempio di Hokyoji nella città di Naraha. Un museo ricorderà i danni causati dall’incidente, del 2011. I bombardamenti atomici e i test all’idrogeno nell’atollo di Bikini. “La creazione di un futuro pacifico dovrebbe iniziare imparando la storia”, ha sottolineato Hayakawa.

Il fuoco brucia ininterrottamente dal 6 agosto 1945

La Fiamma ha avuto origine dalle ceneri ardenti della bomba atomica. Ed è rimasta accesa ininterrottamente dal 6 agosto 1945. Sarà spenta solo quando sarà scomparsa la minaccia di una guerra nucleare. E delle armi nucleari.

Il fuoco è stato realizzato utilizzando una tegola. Esposta alle radiazioni della bomba sganciata su Nagasaki. Dal 1990, è custodita nel santuario Ueno Toshogu a Tokyo. Domani sarà collocata accanto a un monumento in pietra. Su cui sono incise parole di “rammarico per non aver impedito l’incidente nucleare”. Hayakawa aveva chiesto misure di sicurezza presso la centrale nucleare. Prima dell’incidente del marzo 2011. “Non dobbiamo lasciare che un simile disastro accada di nuovo”.  La speranza è che la fiamma “diventi una luce”. Da cui trarre lezioni sulla catastrofe.

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