Pd, l’assedio a Zingaretti è già cominciato. Bonaccini: «Senza la mia riconferma sinistra ko»

24 Feb 2021 15:47 - di Michele Pezza
Zingaretti

Tra appelli all’orgoglio, inviti ad alleanze e stop a contaminazioni il Pd s’incammina lungo la tortuosa e accidentata strada del congresso. «Purché sia vero e non a tesi», raccomanda Giorgio Gori, uno dei più insofferenti verso la linea Zingaretti e certamente nemico dichiarato dell’intesa con il M5S. Ancor di più, se benedetta dall’ex-premier Giuseppe Conte in veste di federatore. «Sarebbe una manifestazione di debolezza», confida alla Stampa il sindaco di Bergamo, che individua invece nel programma Draghi la base “ideologica” del rilancio del Pd. La definisce «un’agenda democratica e riformista», che contrappone alla deriva «frontista» cui condurrebbe l’alleanza con i 5Stelle.

Zingaretti nella morsa tosco-emiliana

Ma la ricetta suggerita da Gori incontra più di un ostacolo. Anche perché rievoca quella strategia dei «pop corn» con cui Matteo Renzi dischiuse le porte al Conte-1 con Salvini al posto di Zingaretti. «Errare è umano. perseverare è diabolico. Alla follia del 2018 non si deve tornare», avverte infatti un dirigente di peso come Marco Miccoli, che in alternativa all’isolamento vede solo l’alleanza con i grillini. Al momento ci si limita a piccole punzecchiature. Che tuttavia rappresentano indizi di uno scontro ben più vasto e profondo e che trovano proprio in Renzi una sorta di convitato di pietra. Il sospetto che l‘ex-segretario abbia intenzione di giocare, seppur per interposta persona, anche nel prossimo congresso aleggia sempre. Anche perché è tosco-emiliana la morsa che si stringe intorno a Zingaretti. E in quei territori Renzi conta ancora qualcosa.

Da Nardella asse con il governatore

La sortita pro-Salvini di Stefano Bonaccini sui ristoranti da aprire anche di sera ha fatto rizzare i pochi capelli del segretario del Pd. E subito sono partite le interpretazioni: semplice condivisione o preludio di insidiosi sommovimenti interni favoriti dalla composizione del governo Draghi? Al Nazzareno è subito scattato l’allarme rosso, ma non per questo Bonaccini ha innestato la retromarcia. Anzi ha rinfacciato con altre parole a Zingaretti che se è ancora leader è solo per la sua riconferma a governatore. E subito ha incassato l’appoggio di Dario Nardella. «Condivido la sua posizione sui ristoranti da riaprire», ha detto il sindaco di Firenze. Con lui, dopo Gori e Bonaccini, siamo a tre. E tre indizi, diceva Agatha Christie, fanno una prova: l’assedio a Zingaretti è già cominciato.

 

 

 

 

 

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