Comunali, lo “scivolone” dell’Espresso: la macchina del fango contro FdI è già in moto

22 Feb 2021 17:08 - di Valeria Gelsi
espresso fdi

Gli assalti fisici e la macchina del fango. In vista delle prossime elezioni amministrative, anche a Torino cresce il clima di continua e concentrica aggressione intorno a FdI. I militanti del partito, nell’ultimo periodo sono stati oggetto di attacchi di piazza di matrice anarchica, l’ultimo dei quali ha mandato all’ospedale due ragazzi. Ma non basta, qualche giorno fa l’Espresso ha dedicato un ampio articolo, nella sezione “personaggi”, a Enrico Forzese, giovane dirigente locale, candidato alle comunali. L’Espresso definisce l’esponente di FdI «un fascista per Torino», attribuendogli frasi non sue e accostandolo a un episodio che ha generato un allarme antisemitismo. Insomma, ancora non si sa esattamente quando si voterà, ma il ritrito tam tam antifascista e la foga di demonizzare l’avversario a Torino (e non solo) hanno già superato il limite.

“L’Espresso” attribuisce a Forzese le parole dei centri sociali

È stato lo stesso Forzese a denunciare l’accaduto, parlando di «un articolo vergognoso e falso» e annunciando querele. In particolare, l’Espresso ha attribuito all’esponente di FdI delle finte dichiarazioni che gli erano state messe in bocca da un finto comunicato prodotto dai centri sociali e facilmente rintracciabile sulla pagina Facebook del Csoa Gabrio. La finta dichiarazione, presa per buona dall’Espresso, era un improbabile attacco alla magistratura in occasione dell’arresto di Roberto Rosso, del quale il finto Forzese dei centri sociali, citato dal settimanale, parla come di «un camerata, un vero identitario».

La macchina del fango contro FdI s’è messa in moto

«È sconcertante che una testata nazionale getti fango su una persona senza neanche verificare le fonti», ha commentato Forzese, quello vero, denunciando la vicenda come «uno scivolone giornalistico senza precedenti, che verrà chiarito nelle opportune sedi legali». L’Espresso poi ha corretto il testo, scusandosi con «l’interessato e con i lettori», ma non ha corretto il sommario, nel quale si accosta Forzese a Rosso. Anche questa è una vecchia storia: spargete fango, qualcosa resterà.

L’accostamento all’antisemitismo

Un po’ lo stesso metodo utilizzato per accostare all’antisemitismo il giovane dirigente, del quale altrimenti non c’era nient’altro da dire se non che è cresciuto nella militanza a destra, difendendo battaglie e valori propri del suo percorso. Quanto basta per bollarlo come «fascista», ma forse non abbastanza per sortire lo sdegno necessario a demonizzarlo. Per quello serviva altro. E così l’Espresso ha tirato fuori questa storia: «In un’altra azione i membri del Fuan hanno incollato degli adesivi con scritto ‘Difendi Torino’ a fianco di due pietre di inciampo dedicate a due studenti di religione ebraica, deportati nei campi di sterminio nazisti». Offrendo a Forzese, come chiarito da lui stesso, «l’ennesima querela su un piatto d’argento».

Lo “scivolone” dell’Espresso su circostanze arcinote

Quella storia, infatti, non solo è «un episodio mai avvenuto, dal quale prendemmo pubblicamente le distanze». È anche «un fatto che non ci appartiene e che venne messo in campo dalla sinistra per screditarci, come fu platealmente dimostrato in quei giorni». Una posizione che i ragazzi del Fuan di Torino vollero chiarire anche con la comunità ebraica, alla quale chiesero un incontro per ribadire la propria distanza da quel gesto e da qualsiasi forma di antisemitismo.

Forzese: «Rivendico con orgoglio il mio percorso a destra»

Si tratta di tutte circostanze “agli atti”: pubbliche e rintracciabili. Eppure all’Espresso non se ne sono accorti finché l’esponente di FdI non ha minacciato querele di facile vittoria. «La libertà di stampa è sacra, ma la diffamazione è un reato», ha commentato Forzese, sottolineando che un attacco del genere smaschera tutto il «timore di veder crollare un intero sistema di governo locale. Le elezioni comunali si avvicinano e prende il via la consumata macchina del fango di una certa sinistra». E rivendicando «con orgoglio» il proprio percorso politico. Che «continuerà sempre a fondarsi su quelli che il giornalista definisce “gli slogan ai quali ci ha abituati Giorgia Meloni”».

 

 

 

 

 

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