Cesare Battisti piagnucola ancora: sono vicino agli islamisti e la cella è minuscola

4 Feb 2021 15:05 - di Gabriele Alberti
Cesare Battisti islamisti

Ancora piagnistei. “Sono l’unico detenuto senza alcun rapporto con il jihadismo che si ritrova in un reparto di alta sicurezza riservato agli accusati di “terrorismo islamico”. Si lamenta come è solito fare Cesare Battisti, ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac). Condannato all’ergastolo per quattro omicidi e attualmente  nel carcere penitenziario di Rossano (Calabria), ha dettato al telefono le sue doglianze alle figlie, poi rilanciate sul sito Obs. Lo leggiamo su Libero.

Cesare Battisti: non gli garbano gli islamici

Se le inventa tutte, non è la prima volta, per catalizzare i riflettori e ottenere  benevolenza. Utilizzò la paura del Covid per chiedere la scarcerazione. Gli risposero picche. Proclama scioperi della fame a raffica. Ora un’altra trovata. Stare accanto agli islamici non gli garba. “Situazione insostenibile che mi priva di qualsiasi attività, compresa l’ora d’aria, fuori dalla cella – se così si può chiamare questa gabbia minuscola in cui non entra mai un raggio di sole». Poverino. Battisti si mette pure a dare lezioni di diritti: «Il reparto di alta sicurezza Isis-As2 è una flagrante violazione delle norme nazionali e europee che vigilano sulla dignità dei detenuti: qui non esiste alcuna attività rieducativa o di reinserimento sociale; la struttura stessa è concepita con un fine esclusivamente punitivo, vera e propria tomba dove nemmeno un prete osa entrare». Le sue lamentele indignano.

Cesare Battisti: nuovo sciopero della fame

Il pluriomicida non si vergogna di sottilizzare sulla qualità dell'”accoglienza”. Che non è esattamente simile alle spiagge del Brasile sulle quali ha scorrazzato per anni. Il pluriomicida Battisti, dopo trentasette anni di latitanza e sberleffi allo Stato italiano e alle famiglie delle vittime è stato coccolato  prima in Francia degli intellettuali di sinistra; poi sulle spiagge brasiliane, protetto  dalla sinistra di Lula da Silva e Dilma Rousseff. Ora le sue lamentele arrivano  a distanza di cinque mesi. Quando inviò un’altra  lettera al Garante nazionale dei detenuti. Diceva  di sentirsi in pericolo tra gli islamisti.

Oggi, l’ex terrorista dei Pac si dice «allo stremo delle forze psichiche e fisiche, con patologie croniche», leggiamo nel testo strappalacrime rilanciato dalla Verità. E annunciando un nuovo sciopero della fame. «Non mi resta altro da fare che dichiarare lo sciopero della fame e della terapia”, frigna Battisti. Che non ha mai smesso di recitare la parte della vittima.

Comportamenti aggressivi in prigione

Eppure, come un precedente inchiesta del quotidiano rilevò,  in carcere non è che si sia messo in luce per comportamenti virtuosi. Anzi: “non ha fatto altro che collezionare punizioni per il suo comportamento aggressivo. Ventiquattro ore dopo il suo trasferimento dal carcere di Oristano (Sardegna) a quello di Rossano, il sessantaseienne si è scagliato verbalmente contro un ispettore della polizia penitenziaria. Fatto che gli è valso quindici giorni di esclusione dalle attività comuni.  Il 25 settembre – leggiamo – si è rifiutato di lasciare i locali adibiti a quarantena anti-coronavirus per i detenuti; obbligando i poliziotti a portarlo via con la forza e ottenendo per questo altri quindici giorni di punizione”. Il paradosso è che  intanto, a Parigi, le  Éditions du Seuil  sono pronte a pubblicare il suo prossimo libro, che ha scritto in carcere durante il suo “terribile” isolamento.

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